Le lunghe attese ai pronto soccorso per un posto letto: Udine in grande difficoltà, a Pordenone non ci sono più spazi

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UDINE. Decine di pazienti Covid arrivano ogni giorno nei pronto soccorso della regione, sono persone con febbre o crisi respiratorie provocate dal Sars-Cov2. Sono troppi per un sistema che sconta l’affollamento di Malattie infettive, Medicina e Pneumologia tant’è che, in molti casi, le persone devono attendere diverse ore prima di essere trasferite nei reparti.

Ieri a Pordenone non c’era più un letto Covid libero e diversi pazienti si apprestavano a trascorrere la notte in pronto soccorso. Il professor Vincenzo Della Mea, docente di Informatica medica del dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche dell’università di Udine, ha analizzato gli accessi, il picco dei 326 risale a mercoledì scorso.

I grafici fotografano l’andamento registrato nell’ultima settimana: il 25 novembre è stato uno dei giorni più critici soprattutto per l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc) che ha registrato 169 accessi. A seguire l’Azienda sanitaria universitaria giuliana isontina (Asugi) con 95 accessi ai quali si sommano i 62 dell’Azienda sanitaria Friuli Occidentale.

A Pordenone
L’aver superato la soglia dei 600 ricoverati nei reparti Covid sta creando non poche difficoltà nei pronto soccorso di Pordenone. Ieri sera c’erano diversi pazienti in attesa di un letto nonostante siano già stati riconvertiti molti posti nei reparti di Chirurgia della mano, Chirurgia vascolare e medicina. I 50 posti utilizzabili a Spilimbergo non si sa quando saranno disponibili perché mancano medici e infermieri. Dove è possibile si anticipano le dimissioni e si rivede la distribuzione dei pazienti.



Gli accessi

Entrando nei singoli poli, Della Mea evidenzia l’affollamento del pronto soccorso di Udine con un numero di
accessi che spesso supera le 80 unità al giorno
, di Cattinara e pure di Pordenone, dove arrivano venti persone al giorno. Al di sotto di questa soglia si collocano gli altri ospedali. «Rispetto alla prima ondata – spiega Della Mea – gli accessi complessivi nei pronto soccorso sono più alti come pure il tempo di permanenza delle persone, ed è proprio quest’ultimo fatto a mettere in difficoltà le strutture».
In certi momenti nei reparti si ritrovano con tutti i letti Covid occupati e i nuovi pazienti devono attendere diverse ore in un’area dedicata, assistiti dal personale del pronto soccorso.

Personale che non può svolgere l’attività ordinari, da qui i ripetuti appelli per convincere medici e infermieri in pensione a rientrare al lavoro. A Udine si registrano circa 130 accessi al giorno, un numero inferiore alla media del pre Covid quando si raggiungevano le 200 unità, ma più alto rispetto alla prima fase della pandemia. Negli ospedali più grandi, mediamente, vengono accolti circa 40 pazienti Covid al giorno, gli altri 90 sono persone affette da altre patologie importanti. «In questo periodo mancano i codici bianchi – aggiunge Della Mea –, la gente ha capito che se non si tratta di urgenze è meglio non recarsi in ospedale». Ieri, dopo le 16, al pronto soccorso di Udine c’erano 64 persone, 29 a Cattinara e 24 a Tolmezzo. «Il pronto soccorso carnico primeggia per gli accessi ogni 100 mila abitanti.



L'andamento dei contagi

L’andamento del contagio resta preoccupante. «Nell’ultima settimana sono stati caricati i test fatti negli ultimi due mesi nei laboratori privati e questo fatto rende difficile stabilire l’andamento della curva».
Della Mea invita alla prudenza anche perché il numero dei ricoveri si mantiene oltre il picco dei 60 in terapia intensiva e 236 negli altri reparti della prima ondata.
Ora ci sono 57 pazienti in terapia intensiva e 620 nell’area medica

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