Le misure anti-crisi non soddisfano l’Anci

Pezzetta: i 100 milioni alle imprese non ci liberano dal Patto di stabilità. «La manovra aiuta la Pmi non gli enti, impossibilitati a far quadrare i bilanci»
Udine 11 Giugno 2013 via gemona lavori Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /turco
Udine 11 Giugno 2013 via gemona lavori Telefoto Copyright Petrussi Foto Press /turco

UDINE. La manovra va nella direzione giusta, mette in sicurezza le imprese, ma non incide sui Comuni, che per saldare i propri debiti hanno bisogno di nuovi spazi finanziari. Il leader di Anci Fvg, Mario Pezzetta, guarda con favore il disegno di legge “anticrisi” appena licenziato dalla giunta Serracchiani, ma al governo regionale chiede uno sforzo ulteriore.

La norma mette sul piatto 180 milioni, 100 dei quali destinati a smobilizzare i crediti verso le pubbliche amministrazioni. In soldoni, le micro, piccole e medie imprese industriali, artigiane, commerciali, turistiche e di servizio potranno rivolgersi ad un istituto bancario convenzionato e chiedere un’anticipazione dei crediti (per forniture e appalti) assistita dalla Regione, che di fatto coprirà quasi interamente il costo degli interessi.

Ma i Comuni? Ai fini degli enti locali – per Anci – la manovra cambierà poco. «È ottima per dar sollievo alle imprese, ma non può che essere considerata come una misura temporanea», commenta il presidente Pezzetta. Perché i debiti dei Comuni nei confronti delle imprese, nonostante l’anticipazione delle banche, restano. E vanno saldati. Con nuovi spazi finanziari. La necessità è stimata dall’Anci in 80, 90 milioni. Solo per far fronte al pagamento dei contratti che, in essere al 31 dicembre 2012, sono ancora in corso. Viceversa, l’empasse nei conti resterà.

Pezzetta ribadisce ancora una volta la grave situazione in cui versano le pubbliche amministrazioni, strangolate da un patto di stabilità che limita sensibilmente lo spazio di manovra dei Comuni. Non solo per quanto attiene il pagamento dei lavori già eseguiti, ma anche per quelli da mettere in cantiere ex novo, nonostante si tratti di lavori già progettati e finanziati complessivamente per circa 100 milioni stando all’indagine effettuata da Anci. Si tratta di una boccata d’ossigeno importante per le imprese della regione, che il patto di stabilità confina invece nelle casse dei Comuni.

Pezzetta rivendica soluzioni: «Con la Regione dovremo trovarne di nuove, come la riassegnazione di contributi in conto capitale, commisurati agli stati di avanzamento dei lavori. Senza contare – continua il numero uno di Anci Fvg – il problema dei Comuni che hanno assunto mutui e che, per effetto del patto, non hanno potuto iniziare le opere».

Pezzett chiede alla Regione «un ulteriore passo avanti per trovare gli spazi finanziari di cui i Comuni necessitano, altrimenti sarà recessione». Richiesta che al momento impatta contro le dichiarazioni dell’assessore alle finanze, Francesco Peroni: «La Regione non può intervenire sui propri spazi finanziari di spesa, perché noi stessi siamo soggetti ai vincoli del patto di stabilità». Resta che una via d’uscita andrà trovata per consentire ai Comuni di saldare i propri debiti.

Un problema che in questi mesi assilla gli amministratori locali almeno tanto quanto la chiusura dei bilanci di previsione 2013. Il termine per il via libera ai documenti contabili è slittato, per effetto di un decreto recentemente firmato dall’assessore Paolo Panontin, al 30 settembre, ma la “concessione” – a giudizio di molti sindaci – rischia d’esser vana. Spolpati dai prelievi dello Stato via l’Imu e Tares, a poco più di due mesi dalla scadenza i Comuni non riescono a far quadrare i conti. Le strade sono due: o si aumentano le tasse, oppure la Regione deve stanziare le risorse necessarie. L’ assestamento di bilancio è però stato approvato dal consiglio giorni addietro senza poste significative per i Comuni.

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