Le monete di necessitàdai vecchi buoni di guerra ai recenti miniassegni

Esposti da domani nel castello di Udine
I Musei di Udine sono parte attiva del progetto Udine capitale della guerra, Udine capitale della pace, con una serie di iniziative di carattere espositivo, didattico ed editoriale. Quest'anno il tema dominante riguarda gli avvenimenti del 1917 che sono già stati oggetto di un'esposizione di fotografie, organizzate in un cd. Ora è la volta di una mostra che seleziona, dalle ricchissime collezioni del Gabinetto numismatico, materiale di prima qualità, mentre alla fine dell'anno una mostra del Museo del Risorgimento illustrerà le condizioni dei cittadini e dei prigionieri di guerra dopo le vicende di Caporetto.


La mostra che si aprirà domani, alle 18, in Castello presenta un'ampia sintesi di quella che è stata definhita “moneta di necessità”. Con questo termine si definisce la moneta, o la cartamoneta, realizzata per avvenimenti speciali (assedi, crisi economiche, inflazione, scarsità di materie prime) come surrogato provvisorio della monetazione ordinaria di uno stato, territorio, o città. L'argomento negli ultimi anni ha trovato molti appassionati e studiosi, in Italia e all'estero, perciò la conoscenza di questo settore è molto migliorata. In Italia già per gli assedi del XVI secolo (ci sono gli esempi di Firenze e di Roma tra il 1527 e il 1530) si batterono tali monete. In epoca napoleonica per gli assedi di Mantova e Palmanova apparvero le prime cartemonete ossidionali. Emissioni d'emergenza furono poi realizzate da governi rivoluzionari provvisori in sostituzione del circolante ufficiale (governi provvisori nel 1848 a Venezia, Osoppo e Palmanova).


Furono monete d'occupazione le emissioni metalliche o cartacee utilizzate durante campagne militari: i Buoni del Comune di Udine e di Buia; le emissioni della Cassa Veneta dopo Caporetto; l'occupazione dannunziana di Fiume nel 1919; le varie emissioni della seconda guerra mondiale (occupazioni tedesca, inglese, americana, jugoslava). Nel XIX e XX secolo sono apparse altre tipologie di monetazione di necessità, nate per superare gravi crisi economiche e finanziarie (biglietti fiduciari italiani nel 1876; il Notgeld tedesco negli anni Venti) o, a sopperire alla mancanza di circolante metallico spicciolo (assegni a taglio fisso nel 1943-45; assegni circolari e bancari nel 1966; i famosi miniassegni degli anni Settanta).


Nella mostra ha uno spazio determinante la cartamoneta emessa dal Comune di Udine dopo Caporetto. Tra le molte esigenze immediate, non secondaria fu la carenza di circolante monetario, soprattutto nei valori di taglio basso per sostenere un pur minimo commercio. Soltanto nei primi mesi del 1918 si riuscì a trovare una parziale soluzione con l'utilizzo di Buoni di Cassa emessi da amministrazioni locali (Udine e Buia) e con la creazione di una cartamoneta d'occupazione da parte del Comando austriaco (i Buoni della Cassa Veneta dei Prestiti). Per arrivare a questo vi fu una lunga elaborazione da parte del Comitato cittadino provvisorio che si impegnò in un dialogo con i comandi militari, i quali cercarono di procrastinare l'autorizzazione a procedere all'emissione della cartamoneta comunale. Dapprima ci fu la proposta di stampare le banconote in Germania, poi si richiesero continue modifiche nella legenda dei valori, finché si arrivò nel marzo del 1918 alla stampa di Buoni di Cassa, teoricamente spendibili solo negli spacci comunali per l'acquisto di viveri, ma ben presto ampiamente circolanti e utilizzati in città. Vi erano quattro tagli di valore: 50 centesimi, 1, 5 e 10 lire per un controvalore complessivo di 400 mila lire.


All'inizio del 1918 anche l'Amministrazione comunale provvisoria di Buia provvide a emettere una serie di Buoni (da 25 e 50 centesimi, da 1 e 5 lire), convertibili in valuta legale entro sei mesi dalla conclusione della guerra. Forse stimolati anche dalle emissioni comunali, i comandi militari austro-tedeschi a loro volta crearono una cartamoneta d'occupazione. Tra marzo e aprile 1918 fu istituita come consorzio la Cassa Veneta dei Prestiti con scopi di cambiavalute e di pagamento delle spese d'occupazione. Il 20 maggio la Cassa Veneta aprì la sua sede in Udine (nella sede della Banca d'Italia) e cominciò a emettere Buoni nei tagli da 5, 10 e 50 centesimi (formato piccolo) e da 1, 2, 10, 20, 100 e 1.000 Lire (formato grande). Fino al termine della guerra furono immessi nel mercato grandi quantitativi di Buoni della Cassa Veneta che drenarono tutte le risorse economiche dei territori occupati. Un'amplissima serie di monete di necessità - anche in cuoio - dal XVI secolo e specialmente la cartamoneta del Novecento, insieme con documenti d'archivio e lastre tipografiche non utilizzate, sarà esposta fino al 4 novembre nella sede del Gabinetto numismatico, nel Castello di Udine.

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