Le nevi del Laila Peak hanno restituito il corpo di Leonardo Comelli

UDINE. Le nevi del Laila Peak hanno restituito il corpo di Leonardo Comelli.
A ritrovarlo è stato Michele Cucchi detto Longhez, guida alpina di Alagna Valsesia e grande esperto di neve e valanghe.
Lo scorso sabato Cucchi aveva contattato il capo delle guide alpine del Friuli Venezia Giulia, Alberto Ieralla, per avvisare i genitori del ragazzo dell’avvenuta individuazione del corpo.
“Sono molto arrabbiato - dice il padre di Leo, Luciano - perché la notizia è uscita questa mattina su un canale di montagna prima che ne dessi io l’autorizzazione. Sapevo che Cucchi doveva andare a recuperarlo, ma ero in attesa di una comunicazione ufficiale da parte di Ieralla. Ora aspetto nuove anche io”.
Anche Ieralla chiarische "Anche io ero in attesa di notizie dal Pakistan e non le ho ricevute. Sono venuto a conoscenza del recupero di Leo dalla informazioni online."
Pare che il corpo abbia ricevuto finalmente degna sepoltura dopo il recupero avvenuto grazie a Cucchi.
Cucchi si trovava al campo base del K2, da dove stava rientrando.
In un villaggio vicino al campo base del Laila Peak ha appreso da amici pakistani dell’avvistamento del corpo sul ghiacciaio del Laila Peak.
Ha provveduto ad avvisare l’ambasciatore italiano e chiesto il permesso di provvedere al recupero.
Leo Comelli era partito nel maggio scorso assieme ad altri tre compagni, il padovano Carlo Cosi, il tarvisiano Zeno Cecon e il goriziano Enrico Mosetti, capospedizione, per tentare la prima discesa integrale dalla cima della magnifica montagna pakistana a forma di vela tesa nel cielo alta 6096 metri.
Il 9 giugno i ragazzi avevano fatto un tentativo ma si erano ritirati a 150 metri dalla vetta.
Durante la discesa, a pochi metri dal Campo Alto, Leonardo era scivolato perdendo la vita.
I suoi compagni lo avevano recuperato e posizionato in un posto apparentemente sicuro ed erano scesi al Campo base ad avvisare i familiari e l’ambasciata per organizzare le operazioni di trasporto al Campo Base del corpo del compagno.
All’arrivo della squadra di portatori però si era constatato che il luogo in cui Leo era stato momentaneamente ricoverato era stato spazzato via da una gigantesca valanga di neve e ghiaccio.
Le speranze di trovare Leo si erano affievolite ma mai del tutto spente, dal momento che è frequente che i movimenti naturali dei ghiacciai riportino talvolta in superficie anche se sempre in un punto diverso, ciò che era rimasto sepolto sotto metri di neve.
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