Le richieste di Prato o Portus Naonis? Ecco perché Pordenone ha la targa Pn

La ricostruzione di un piccolo mistero che, a oltre 50 anni dall’istituzione della Provincia, continua a far discutere 

la curiosità

enri lisetto

Giovedì 22 febbraio 1968 Pordenone diventava la novantatreesima Provincia d’Italia. Pochi mesi dopo la ormai famosa e indimenticabile Fiat 500 “battezzata” davanti al municipio avrebbe portato la targa “Pn 0001”, primo segno tangibile del nuovo status della Destra Tagliamento.

Sono passati 51 anni ed ecco il “giallo” sull’origine del “Pn”. Perché no “Po”? Alla domanda, sui social si sono fatte molteplici ipotesi. Siamo andati alla fonte della vicenda, a coloro che oggi rappresentano la memoria storica di quei gloriosi giorni messi in soffitta, alcuni anni fa, dalle impopolari Uti che, a loro volta, hanno imboccato la strada del tramonto verso che cosa non è al momento ben chiaro.

Partiamo dalle definizioni di Wikipedia. «Nel 1968 – si legge nell’enciclopedia on line – quando Pordenone fu promossa a capoluogo di provincia, la sigla automobilistica prevista doveva essere Po; a quel punto però, su commissione del consiglio comunale di Prato, il suo segretario prese il treno e andò a Pordenone a pregare di cambiare sigla, altrimenti Prato avrebbe perso la possibilità di creare la sigla della provincia col nome della città capoluogo. Il consiglio comunale di Pordenone accettò e così la sigla venne cambiata in Pn, acronimo di Portus Naonis, antico nome latino della città».

Tale definizione ricalca (o viceversa) un post uscito su “Pordenone città d’incanto” che dice sostanzialmente la stessa cosa. Un passaggio è vero: Prato non era ancora provincia (lo sarebbe diventata nel 1992, secondo ente intermedio più piccolo d’Italia, 7 comuni, dopo Trieste) e ambiva ad esserlo già allora. Sfogliando la margherita delle lettere, le sigle erano tutte occupate: Pr per Parma, Pa per Palermo, Pt per Pistoia. Po sarebbe toccato a Pordenone?

«È una leggenda», taglia corto Rino Bianchini. All’epoca l’imprenditore sanvitese era consigliere regionale della Dc ed era relatore in consiglio sulla legge istitutiva della Provincia. «Sin dall’inizio si era pensato a “Pn”: “Po” manco suonava bene. I contrari al nuovo ente, frange largamente minoritarie del Sanvitese, dello Spilimberghese e di Udine, sbeffeggiarono la sigla e da qui è nato il “Poveri noi” che ancor oggi si va dicendo».

La vocale dopo la prima lettera, dicono altri, quando possibile viene usata soltanto per capoluoghi di regione – Milano Mi, Torino To, Genova Ge, Venezia Ve e via dicendo – e Pordenone, questo no, non lo era. “Pn” da Portus Naonis? «Ma no – rievoca Alvaro Cardin, sindaco emerito di Pordenone –. È vero che girava voce che ci fosse questa preoccupazione dalle parti di Prato, ma non vi fu alcuna pronuncia ufficiale. Io direi che siamo a metà strada tra leggenda e verità». Tale versione, peraltro, non risulta nemmeno a Sandro Sandrin, all’epoca caposegreteria del primo commissario della nuova Provincia.

Il “giallo” butta verso lo sbiadito. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto