Le risposte che servono al Nord

Non si vince col reddito di cittadinanza, questo l’hanno capito - lo spero - i dirigenti del M5S che si sono intestarditi su un procedimento che non poteva che essere inadeguato rispetto alle promesse elettorali e alla robustezza delle finanze statali.

Soprattutto, non si può governare l’Italia senza Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e, ora, Piemonte, che di quella roba lì non ne voglion sapere. Nessuno nega che gli ultimi vadano aiutati, poteva bastare, però, l’ottimizzazione degli strumenti già in atto come il Rei, lanciato dal Pd in extremis per sfuggire all’accusa di essere diventato il partito delle ztl, l’area delle città in cui vivono i più abbienti.

Mi pare che sia necessario partire da qui per celebrare il successo della Lega, soprattutto al Nord. Se l’elettorato friulano si è spostato su cifre che superano, in alcuni casi, il 45 per cento dei consensi non può essere che per il mix costituito dal rigetto delle politiche sociali ed economiche dei 5S e dall’efficacia della propaganda leghista, davanti alla quale il Pd ha balbettato, più che parlato, durante la campagna elettorale.

Salvini è l’Uomo nuovo (o finge di esserlo), come lo fu il Renzi dei primi successi. Il politico che rompe gli schemi del convenzionale e non ha paura di infrangere le consuetudini. Che l’esplosione di Renzi sia servita al rinnovamento autentico e profondo dell’Italia, Paese malato di debito, burocrazia, inefficienza, corruzione, gigantismo fiscale e nanismo digitale non corrisponde al vero.

Elezioni comunali, l'elenco completo di tutti i sindaci eletti in Friuli

Renzi fallì per l’ebbrezza da troppo successo, non seppe gestirlo. Anche Renzi vinse le europee, ricordate? A Salvini, già satollo di egocentrismo e di marketing politico, auguro di non fare la stessa fine. Entro pochi mesi l’Italia dovrà riassestare i conti, evitare l’aumento dell’Iva e la strategia non può essere il «me ne frego» dei vincoli europei. Renzi la chiamava flessibilità e sempre quello era: generare debiti da far pagare ad altri. Lui si è schiantato.

Non sono convinto che Salvini sarà più fortunato se intende solcare lo stesso sentiero. E dunque? Dunque, conquistata l’Italia c’è da conquistare un’idea di Stato che funzioni e non si avvicini al baratro. Per riuscire gli sarebbe potuto tornare utile un puntello moderato che non c’è più: Forza Italia. Lo slancio generoso e disperato di Berlusconi non è servito. Neanche Silvio funziona più e ha ragione il presidente della Liguria Toti quando accusa i suoi di non combattere seriamente il declino. In Friuli Venezia Giulia Forza Italia non esiste, incalzata e sbertucciata da Fratelli d’Italia.

Il Pd esulta per avere ridicolizzato i 5S, così dice. Superarlo era il primo grado da scalare per la segreteria di Zingaretti. Non è una vittoria, è sopravvivenza. Sono tornati a casa un po’ di elettori ma la possibilità di rappresentare una alternativa di governo è lungi dall’essere praticabile.

E’ la Lega il luogo politico cui bisogna guardare ora. La politica sorniona e in pantofole di Massimiliano Fedriga, così come in Veneto quella di Luca Zaia, piace a un elettorato che rimpiange la Democrazia Cristiana. In fondo questo sono Zaia e Fedriga, dei post democristiani. E’ una questione di atteggiamenti e di contenuti. La Lega si limita a proporsi come l’ordinato gestore della quotidianità e di questi tempi è già un regalo, dopo le romodontate di Berlusconi e Renzi, per citare i più rumorosi.

Quel che i vertici nazionali, e mi pare anche regionali del Pd, non accettano è che la Lega sia diventato un partito popolare occupando spazi lasciati liberi a sinistra dal Pd e al centro da Forza Italia. Aver inglobato pure una porzione di elettorato 5S è stato solo l’ultimo atto di una espansione che delle ideologie non sa cosa farsene.

Non conta agli occhi del consapevole Salvini che questo sia avvenuto mescolando fatti e fake news, immigrazione e sicurezza, Europa cattiva e banche ladrone. Smargiassate destrorse e crocifissi. Per il partito l’importante era vincere, per gli elettori individuare il leader che finge di avere tutte le risposte. Adesso che succede? O i 5S accettano la museruola o il governo cade. I gialloverdi si mandano segnali tranquillizzanti ma è una finta e lo sanno tutti.

Se il Nord si è consegnato massicciamente alla Lega è perché le sue genti vogliono l’Autonomia differenziata, la conclusione del cantiere ferroviario fra Italia e Francia, l’avvio della Pedemontana veneta. Insomma, la fine dello stallo. Soprattutto, il Nord incalza la Lega sulla riforma fiscale promessa da anni.

Se quello di domenica è stato un voto per il fare, come dice Salvini, è tempo che il Governo passi da provvedimenti slogan a iniziative strutturali. Il primo amaro risveglio per gli elettori potrebbe essere proprio uno dei cavalli di battaglia leghisti: la Flat tax. Che non ci siano le risorse per finanziarla è molto più che un sospetto. Salvini avrà pur conquistato l’Italia, ora gli tocca di non tradirla. Sarebbe il primo.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto