Le sezioni pordenonesi in marcia con lo striscione: “Noi alpini siamo la più bela fameja”
Il passaggio davanti alla tribuna dove c’erano Luca Ciriani ed Emanuele Loperfido
UDINE. Graziati dalla pioggia, che non li aveva risparmiati all’ammassamento, gli alpini di Pordenone hanno sfilato in forze, almeno 1.800, lungo le strade di Udine. Con due ospiti d’eccezione: il ministro per i rapporti con il parlamento Luca Ciriani e il deputato Emanuele Loperfido, che da buon alpino alle adunate ha sempre partecipato.
Sono le 18.40 quando lo speaker annuncia: «Ecco gli straordinari alpini di Pordenone».
E avanzano i tre scudi della Julia, lo striscione “Sezione di Pordenone” e quello che viene portato a tutte le adunate, ma stavolta ha un significato particolare, visto che è il tema di Udine 2023: “Noi alpini siamo la più bela fameja”.
Vessillo scortato dal presidente Ilario Merlin, consiglio direttivo e a scandire il passo sono le filarmoniche di Pordenone e Meduno; poi i sindaci e il Plotone storico Puniti. «È stato fondato una decina di anni fa e indossa le divise della prima e della seconda guerra mondiale», dice Cristian Bisaro; annovera elementi da tutto il Friuli e ogni anno partecipa al raduno del battaglione Cividale; a seguire, lo striscione “Fango, freddo e fame, fronte greco-albanese, la campagna dimenticata” e, subito dopo, il Coro Montecavallo.
Con le penne nere sfilano anche tante storie, quella di ciascun alpino è unica. Le penne nere di Azzano Decimo sono col capogruppo Sergio Populin e il neosindaco Marco Piccini, tre anni e mezzo di ferma Chiusaforte: «Si sfila anche per il centenario Angelo Fier».
E, prima della partenza, si rievocano gli anni della naia. Adriano Egidio Lovisotto, ad esempio, istruttore di artiglieria da montagna, un mese dopo il congedo fu richiamato a protezione del confine est: «Ma ero appena partito per la Svizzera per lavoro e figurai tra i “richiamati non pervenuti”».
Tocca al Coro Ana Montecavallo e al bandierone di Pordenone centro, 8 x 4 metri: «È l’unico della sezione – dice il capogruppo Angelo Carlet –. Ci sembra di essere tornati a Pordenone», quando scese il diluvio prima della nostra sfilata».
Accompagnato dal figlio Vittorio, artigliere da montagna, ha sfilato tra gli applausi Ermacora Protti, 93 anni, di Cimolais: «Chissà, magari è l’ultima e non volevo perdermela», si fa serio. «Ho partecipato a oltre 40 adunate». Car a Tai di Cadore, poi a Tolmezzo, clarinettista della fanfara. «Si facevano due concerti alla settimana, in paese».
«Dopo quella di Pordenone è la più bella adunata, anche se un po’ umida» ironizza Giovanni Cesco, capogruppo di Zoppola che poi aggiunge: «Però ci voleva il ritorno a Udine».
Col capogruppo di Fontanafredda Walter Bergamo c’è l’assessore alpino Antonio Taiariol: «Sono al debutto», dice il primo, giunto all’adunata con una Bianchina d’epoca, 1967, appena restaurata e la scritta “Alpini per sempre”. «Non volevo né potevo mancare – dice l’assessore – anche per ciò che fanno i nostri alpini di Fontanafredda e Vigonovo».
È tra i gruppi più numerosi, quello di Cordenons, visto che conta 287 alpini: «La nostra gioia per l’adunata contrasta col tempo avverso, ma quando porti a termine la sfilata restano la soddisfazione e la gratificazione della condivisione», dice Dino Venerus. «Sarebbe certamente bello riavere l’adunata a Pordenone».
Intanto, mercoledì le penne nere cordenonesi porteranno un assegno all’Area giovani del Cro, frutto della prima marcia alpina solidale che ha registrato 470 partecipanti.
“Non sono tornati, ma sono qui con noi”, “L’altruismo alpino è forza di pace”, “Julia divisione miracolo”, “Onoriamo i morti aiutando i vivi”: marciano alpini e avanzano striscioni.
Poi tocca a San Vito al Tagliamento, che vanta ancora l’unica capogruppo donna in regione, Oriana Papais, al vertice da dodici anni, e alla Val Meduna, con Alessandra Forte, 39 anni, graduata in servizio da 14 anni prima in fanteria, a Tauriano, ora al Reparto comando della Julia, a Udine.
La sezione di Pordenone, peraltro, oltre a un consigliere nazionale, Romano Bottosso, vanta anche un cerimoniere ufficiale alle manifestazioni nazionali: è Mario Povoledo, del gruppo di Budoia, vicepresidente vicario della sezione. Non può dimenticare la prima volta perché «è stato nel 2014, a Pordenone, in casa».
Avanzano altre penne nere, passo scandito stavolta dalla banda di Bagnarola, e avanti con altri motti: «Alpini una volta alpini sempre”, “Alpini per l’Italia”.
Quindi la Filarmonica di Roveredo in Piano, che ha cominciato i festeggiamenti per i 150 anni di fondazione proprio tra le penne nere, “Italia senza alpini? Impossibile”, il ricordo dello speaker al palco nazionale del ponte di Nikolajewka costruito a Pordenone e i tamburi di Sesto al Reghena.
“Julia religione della nostra gente” e, infine, il tanto applaudito striscione del gruppo di Pinzano al Tagliamento, dedicato alle mamme: «Se non ci foste voi non ci saremo noi, auguri mamme!”. Nel giorno della loro festa non si poteva che concludere così. —
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