Le torri faro? "Riportiamole davanti allo stadio Friuli"

UDINE. Create nel 1979 dallo scultore Luciano del Zotto, le torri faro hanno illuminato per 35 anni lo stadio Friuli. Un anno e mezzo fa, durante i lavori di rifacimento dell’impianto sportivo, sono state smontate e trasportate nell’ex caserma Osoppo.
Ma ora che lo stadio Friuli è di nuovo agibile, i due tralicci, alti 38,5 metri, possono tornare a casa. «Possono essere installati al centro della rotatoria che disimpegna l’accesso ai parcheggi dalla tangenziale ovest» sostiene il consigliere comunale e architetto, Adalberto Burelli (Innovare) convinto che «per le pregevoli caratteristiche e le notevoli dimensioni che le contraddistinguono, le torri faro diverrebbero un’eccezionale “promozione” del nuovo stadio Friuli e degli eventi che vi saranno ospitati».
E così, nella domenica di Udinese-Juventus, Burelli propone alle Belle arti di tutelare i due tralicci frutto di «un concorso nazionale indetto nel 1981 ai sensi della legge 717 del 1949 nota come legge del 2 per cento perché - spiega il consigliere - prescriveva l’obbligo di destinare una quota percentuale pari al 2 per cento dell’ammontare dei lavori all’abbellimento degli edifici pubblici di nuova costruzione». La stessa legge è stata rilanciata nel 2014 dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.
Va subito ricordato che, nei mesi scorsi, le torri faro dello stadio, menzionate anche nella Guida all’architettura del 900 di Udine e Pordenone di Marco Pozzetto (Electa), sono state oggetto di un dibattito tra chi insiste per tutelarle e chi invece le ritiene solo un intreccio di ferro che può essere venduto a peso. Burelli, ovviamente, fa parte del primo gruppo.
«Non si tratta semplicemente di strutture metalliche da valutare “a peso” ma - sottolinea il consigliere - di espressioni artistiche che, proprio in forza del concorso artistico di cui sono risultate vincitrici, potrebbero essere oggetto alla tutela da parte della Soprintendenza ai monumenti che, ai sensi della legge 717, esprimeva un proprio rappresentante nella commissione giudicatrice».
A distanza di 37 anni, infatti, Burelli sostiene che «la scelta dei progettisti dello stadio Giuliano Parmegiani e Lorenzo Giacomuzzi, di indicare la creazione delle due antenne come tema di concorso, è risultata un’arma a doppio taglio in quanto, nel giudizio di quanti si sono dichiarati per il loro smantellamento, è previsto l’aspetto funzionale piuttosto che la rappresentazione artistica».
Partendo proprio dalla decisione dei progettisti, Burelli insiste a dire che le torri faro vanno vincolate e riutilizzate, in caso contrario sarebbe come «se, nell’ipotesi della ristrutturazione del Palamostre, si mandassero a discarica assieme ai calcinacci anche i mosaici di Zigaina piuttosto che provvedere al loro salvataggio predisponendone il distacco e una nuova collocazione come è accaduto ai bassorilievi di Luciano Ceschia che decoravano le scuole elementari di Tarcento». Da qui la domanda: «Come riutilizzare le torri faro?».
Chi, come Burelli, promuove il loro recupero ritiene che debbano «essere riutilizzate nel luogo per cui sono nate» ovvero al centro della rotatoria, davanti allo stadio.
E considerato che l’arco del Friuli non è più visibile come un tempo, «per le caratteristiche e le notevoli dimensioni che le contraddistinguono diverrebbero - ripete Burelli - un’eccezionale “promozione” del nuovo stadio Friuli». In questo modo «le due torri faro di Luciano Del Zotto - sono sempre le parole di Burelli - diverrebbero il nuovo segno identificativo del più importante impianto sportivo della regione».
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