Le vite dei soldati prigionieri: audioguide e una mostra per raccontare l’ex lager in Friuli

Il percorso per narrare la storia dell’area di Torviscosa in cui lavorarono militari alleati. Prodotte audioguide in italiano e inglese, oltre a una mostra permanente nell’ex scuola

Francesca Artico
Un prigioniero di guerra al lavoro dentro il campo di Torviscosa
Un prigioniero di guerra al lavoro dentro il campo di Torviscosa

Audioguide bilingui, un libro in italiano e inglese e una mostra per far conoscere al mondo la storia del campo lavoro per prigionieri di Torviscosa. Sono questi i risultati del progetto “Fuga dal campo. Prigionieri dell’Impero britannico al campo 107 di Torviscosa, 1942-1943”, finanziato dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e dall’Unione nazionale Pro loco, realizzato in collaborazione con l’associazione culturale Campo e l’associazione internazionale Atrium, che la Pro Torviscosa ha messo in piedi in questi giorni.

«Negli ultimi anni – dice la presidente Lorena Zuccolo – figli e parenti di ex prigionieri sono venuti dalla Nuova Zelanda a Torviscosa per conoscere il luogo e la storia del campo PG 107 e in alcuni casi anche per far visita ai discendenti delle persone che all’epoca hanno aiutato i loro cari. Purtroppo, il Comune di Torviscosa non dispone di strutture in grado di fornire un’adeguata informazione e accoglienza turistica. Di conseguenza, questi visitatori, dopo aver raggiunto la località, spesso non sono stati in grado di incontrare chi potesse accoglierli. L’obiettivo del progetto della Pro Torviscosa era quello di garantire l’accesso alle informazioni essenziali e di promuovere la conoscenza di questo sito storico nei confronti dei cittadini italiani e internazionali».

«Nell’ambito del progetto – entra nel dettaglio Zuccolo – è stato realizzato un libro in italiano e in inglese che riassume la storia del campo PG 107, ma racconta anche alcune vicende personali sulla fuga dei prigionieri ricavate da diari e documenti ritrovati negli archivi locali e in quelli neozelandesi. Abbiamo anche presentato due audioguide bilingui che accompagnano la prima nella visita della mostra permanente allestita all’interno della ex scuola elementare, la seconda lungo la via di fuga dal campo».

La struttura è stata una di quelle destinate al lavoro per prigionieri di guerra in Italia durante il secondo conflitto mondiale. Anzi, tra i campi di prigionia italiani è stato il primo a configurarsi come campo di lavoro a sostegno delle attività di un’azienda privata. Questa era naturalmente la Snia Viscosa, che pochi anni prima aveva inaugurato proprio a Torviscosa un grande progetto agricolo e industriale. Per sopperire alla mancanza di manodopera, la Snia chiese al governo italiano di poter insediare un campo di concentramento e di utilizzare i prigionieri in sostituzione dei propri operai partiti per la guerra. È così che tra la primavera e l’estate del 1942 viene costruito il campo per prigionieri di guerra (PG) 107, che da lì a poco sarà occupato da un migliaio di soldati degli eserciti dell’Impero britannico, soprattutto neozelandesi e in misura minore sudafricani e australiani. Per quasi un anno i prigionieri furono utilizzati nel completamento dei lavori di bonifica e negli altri lavori agricoli, ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la situazione cambiò rapidamente. Le guardie scapparono e così anche i prigionieri che trovano rifugio nei boschi o nelle famiglie dei dintorni a Torviscosa, Porpetto e San Giorgio di Nogaro, per poi raggiungere le formazioni partigiane o gli eserciti degli alleati.

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