L’embargo in Russia frena le esportazioni della zona del mobile

BRUGNERA. «Aziende come “Spazio Italia 000” rischiano di vedere svanire investimenti e fatiche di anni di lavoro in Russia: per restrizioni assurde».
Giambattista Celotto è un imprenditore del settore arredo made in Brugnera che parla russo dal 2004. Ha portato il distretto del mobile a Mosca: lo showroom di 400 metri quadri che dirige ha 20 dipendenti e fa affari con gli oligarchi russi dall’Ucraina alle Repubbliche baltiche ed ex Repubbliche sovietiche, compresa l’area moscovita. Ha arredato la dacia di Putin a Gorki 9 e sulla crisi ha idee chiare.
«Spero che i nostri figli non debbano assistere a una terza guerra mondiale – Celotto usa le parole dell’ex presidente Gorbaciov sull’embargo che la Ue ha prolungato fino a settembre 2015 –. L’America sta facendo tutto il possibile per far precipitare la situazione a un punto di non ritorno».
Per gli imprenditori pordenonesi la Russia è un «mercato perfetto – valuta Celotto – e grande». Significa che per il mercato arredo-legno, alimentare, meccanica, prodotti di lusso, il Nordest ha buone carte da giocare. Anzi, avrebbe: perché il problema non è tanto economico, ma politico. «La guerra in Ucraina e le sanzioni economiche dell’Europa hanno creato un rallentamento – ha spiegato Celotto da Mosca –. Le importazioni russe sono diminuite, con le conseguenti ricadute economiche. La situazione è complicata: ci sono i prodotti italiani in cambio dell’energia russa. Dall’altro lato, però, c’è una tensione politica che non si trasforma, da energia potenziale a energia reale».
Il comparto dell’arredamento soffre come altri settori l’embargo alla Russia. «Questa crisi può avere un impatto forte sul territorio dell’alto Livenza – afferma Celotto –. Per le aziende già provate da una crisi di domanda interna». L’export in Russia ha un effetto benefico per le casse del pordenonese.
«Di migliore profitto e per le forme di pagamento applicate che prevedono incassi anticipati – conferma Celotto - prima della spedizione delle merci. La soluzione alla crisi è la Realpolitik: i provvedimenti Ue vanno contro gli interessi reali. Le forze politiche dovrebbero avere la sensibilità dei numeri». I produttori locali di mobili e arredamento rischiano un’altra crisi.
«Vivo a Mosca dal 2004 e sono a capo di una azienda di diritto russo “Spazio Italia 000” che rappresenta aziende italiane di arredo che esportano con un business di oltre 10 milioni di euro annui. Fino all’inizio della crisi in Ucraina, i volumi sono cresciuti a un ritmo medio del 25% annuo». Celotto non vuole vedere svanire i sacrifici. “Il pallino è in mano all’Europa, l’unica che possa guidare a una soluzione pacifica».
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