L'esperto: "Si sentono abbandonati ma non chiedono aiuto"

La popolazione anziana è sempre più numerosa e la paura che minaccia i non più giovani è quella di affacciarsi alla vecchiaia malati e senza qualcuno che si prenda cura di loro

UDINE. Si sentono soli, abbandonati e fragili. Spesso non hanno il coraggio e la voglia di chiedere aiuto e, percependosi un peso, si rinchiudono nella propria solitudine. La popolazione anziana, in città come nel resto della Penisola, è sempre più numerosa e la paura che minaccia i non più giovani è quella di affacciarsi alla vecchiaia malati e senza qualcuno che si prenda cura di loro.

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Spesso, come spiegano i medici, i problemi si presentano nella fase di dimissione dei pazienti anziani dall’ospedale che, trovandosi in condizioni di maggiore debolezza o invalidità, non sono più completamente autosufficienti. «E adesso che si fa? Chi si occuperà di me?».

Domande che spesso queste persone, trovandosi a fare i conti con una limitata autonomia, si pongono continuamente, a maggior ragione in un periodo in cui i nuclei sono sempre più monofamiliari, i figli sono lontani e non c’e più quella rete, che fino a qualche tempo fa era la famiglia, ad attutire il colpo.

«In città ci sono molte persone anziane che vivono sole, autonome e in buone condizioni di salute, ma spesso avrebbero bisogno di sorveglianza e di aiuto – spiega il direttore della Scuola di specializzazione di geriatria dell’università di Udine Alessandro Cavarape –. Il problema delle cadute degli anziani in casa rischia di essere sottovalutato e invece è sempre più diffuso e preoccupante.

Dunque – continua l’esperto – se da un lato si auspica un più alto livello di autonomia dell’anziano, dall’altro occorre porsi il problema dell’incapacità di rimanere soli e ripensare i servizi, perché non è detto che tutti arrivino in età avanzata in ottime condizioni di salute». Per questo, secondo il medico, la socializzazione è estremamente importante in questa fase della vita.

«Assieme al movimento e all’attività fisica le istituzioni da anni promuovono anche occasioni e appuntamenti per far incontrare le persone anziane – sono ancora le parole del professore –: occorrerà ripensare a nuovi modelli per condividere i problemi e superare le barriere della solitudine».

Udine, per una parte, ci ha già pensato con una serie di iniziative e programmi dedicati agli over 65. Tra questi il progetto “No alla Solit’Udine” rappresenta sicuramente uno dei cavalli di battaglia, con 24 associazioni, moltissimi volontari a servizio della comunità più attempata e oltre 2.700 interventi attivati nel 2017. Un tema sul quale si è spesa l’assessore comunale alla Salute Simona Liguori, potenziando la rete di protezione per le persone anziane contro la solitudine e l’isolamento.

«In una città in cui il 44 per cento delle signore con più di 65 anni vive sola – riflette l’assessore – è necessario attivare percorsi di governance sociale in cui il filo rosso è rappresentato dal Comune ma il supporto delle associazioni è insostituibile. Lo stare assieme è l’antidoto ottimale contro l’isolamento e la depressione e vale molto più delle medicine».

Concetto che, se espresso dai medici, va ad avvalorare la tesi che le reti in città siano fondamentali. «Va riconosciuto il lavoro delle associazioni e dei volontari, vera e propria terapia per le persone che si trovano in condizioni di fragilità – specifica Liguori –, che non sempre coincide con l’età anagrafica e accomuna invece moltissime persone». (g.z.)
 

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