L’esposto di Snaidero e lo sbarco di Bankitalia
UDINE. Che le cose si stessero mettendo male, per la “Hypo Bank” e per i suoi bilanci, Lorenzo Snaidero lo aveva intuito da tempo. Troppi i campanelli d’allarme scattati, uno dietro l’altro, dentro e fuori la banca: dai servizi di “Striscia la notizia” su Canale 5, alle confidenze di qualche collega, fino alle prime mezze ammissioni da parte di Lorenzo Di Tommaso.
E così, mentre in Austria i vertici continuavano a nicchiare, lui, che di quell’istituto aveva conosciuto gli albori e che in quegli uffici si era ritagliato un ruolo di primo piano, ha deciso di rompere gli indugi e presentarsi in Procura.
«Un gesto di responsabilità e coerenza», spiega l’avvocato Maurizio Conti, al quale Snaidero si rivolse, per un consiglio legale sulla migliore strada da intraprendere di fronte a una situazione che non poteva più essere taciuta.
La scelta cadde sulla formula dell’esposto. Accompagnato dal proprio difensore, l’allora consigliere d’amministrazione senza deleghe Snaidero si recò dal procuratore aggiunto, Raffaele Tito, e raccontò quel che sapeva. Poche informazioni davvero, attinte per lo più dalla tv e dalle chiacchiere di corridoio, ma destinate a mettere in moto la macchina investigativa che, ieri, ha finalmente tolto il velo all’inchiesta della Procura.
«Avendo sempre considerato prioritaria la necessità di chiarezza nei rapporti con la Banca d’Italia e con la Procura - afferma l’avvocato Conti -, Snaidero ha ritenuto doveroso sostituirsi all’amministratore delegato Di Tommaso, in quanto soggetto che potenzialmente aveva dato origine al problema, nell’obbligo di riferire alla magistratura qualsiasi situazione anomala o di irregolarità riscontrata all’interno dell’istituto».
Succedeva verso la metà di marzo. Cioè pochi giorni prima che la situazione precipitasse del tutto e che, nel corso di una riunione straordinaria, si decidesse di liquidare Di Tommaso. In maniera elegante, naturalmente.
«Il Cda - recitava la nota diffusa la mattina del 27 marzo - ha accettato le dimissioni dell’amministratore delegato e direttore generale Lorenzo Di Tommaso». Che, nel frattempo, nell’“internal auditing” disposto dalla banca per accertare la questione e calcolarne le dimensioni, aveva finito per assumersi le proprie responsabilità.
Al suo posto sarebbe stato scelto l’unico altro italiano presente nel Consiglio: il commercialista Snaidero, appunto. «Una figura di garanzia - continua l’avvocato Conti - e che, in tanti anni di carriera e, vieppiù, in occasione di quella spinosa vicenda, aveva dimostrato grande senso di responsabilità».
Ma le grane non sono affatto finite e non riguardano soltanto gli aspetti giudiziari. All’indomani dell’esposto, a Tavagnacco sbarcarono gli ispettori della Banca d’Italia. La relazione finale non è stata ancora depositata, ma le verifiche hanno intanto portato all’immediata costituzione di una task force per il calcolo e il rimborso dei clienti truffati.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto