Lettera lumaca, l’Inps si fa viva dopo 25 anni

Latisana: la comunicazione a una società (chiusa da 13 anni) su un periodo di malattia del 2014 del dipendente: ma non lavorava dal ’90
Di Paola Mauro
La sala d'attesa di un ufficio INPS a Napoli, in una foto d'archivio. ANSA/ CIRO FUSCO
La sala d'attesa di un ufficio INPS a Napoli, in una foto d'archivio. ANSA/ CIRO FUSCO

LATISANA. Quando è arrivata quella busta dall’Inps, tutto si aspettavano, ma non di certo che riguardasse la loro società, chiusa da 13 anni. E addirittura un loro dipendente, assunto 25 anni fa. E invece le vie della burocrazia italiana sono davvero infinite. E così a due imprenditori residenti a Latisana, qualche giorno fa, è arrivata una comunicazione dell’Inps relativa a un periodo di malattia del mese di agosto 2014, intestata a un operaio che aveva lavorato per alcune settimane alle loro dipendenze, all’inizio del 1990.

Fortunatamente si tratta solo di una semplice segnalazione, per conoscenza, che l’Inps invia al datore di lavoro, quando la comunicazione del periodo di malattia da parte del dipendente non è ritenuta corretta. E che quindi non comporta nessuna conseguenza per il datore di lavoro. Nonostante la società non esista più (i due soci sono in pensione) e nella sede legale non ci sia più nessun riferimento della loro attività, la comunicazione è arrivata nelle loro mani grazie alla postina che si occupa di smistare la corrispondenza nella zona dove adesso i due ex soci abitano. Per pura coincidenza la stessa portalettere che vent’anni fa consegnava la posta anche nella loro azienda ha pensato bene, visto che il mittente era l’Inps, di consegnarla, anche se sapeva benissimo che la società non esiste più dal 2002. Il periodo di malattia “contestato” dall’Inps, riguarda la fine del mese di agosto 2014: però come azienda di riferimento l’istituto di previdenza ha preso quella di 25 anni fa. Ma quel posto di lavoro il dipendente l’ha occupato per un breve periodo all’inizio del ’90. E i due soci se lo ricordano bene, perché si trattava di un cittadino sloveno, all’epoca extracomunitario e in quegli anni la trafila per regolarizzarne la posizione era molto più complessa di adesso. Per cui si ricordano bene anche di aver comunicato (come da disposizioni) nelle 24 ore successive al licenziamento, al Ministero del Lavoro e della Massima occupazione, che quella persona non lavorava più per loro. E meno male che l’introduzione del “certificato telematico” doveva servire proprio a evitare ritardi o errori nelle comunicazioni dei periodi di malattia: ma da questa storia che ha dell’incredibile, la sensazione è che la “mala Italia” sia più forte di qualsiasi nuova procedura. Fra l’altro, se la comunicazione è arrivata a un datore di lavoro di 25 anni fa, è evidente che a quello attuale, l’Inps non ha comunicato nulla: di conseguenza la persona si è assentata dal lavoro senza un giustificato motivo.

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