L’ex bomber in fuga dal tornado

PORDENONE. Sono ore di angoscia, con il cuore in cola e gli occhi attaccati alla tv, quelle che sta vivendo Stefano Ledda, 42 anni, ex bomber di Pordenone, Tamai, Torre e altre numerose squadre della regione, “emigrato” sei anni fa in Florida dove oggi gestisce tre centri sportivi, tra cui la Juventus Soccer academy.
L’arrivo dell’uragano Irma, atteso nel Sud-est degli Stati Uniti per le 14 di oggi ora locale – le 20 in Italia – ha convinto l’imprenditore a salire sul primo volo, anzi l’unico disponibile, e fuggire a Toronto, in Canada, città d’orgine della moglie, dalla quale ha avuto il primo figlio un anno fa.
«Sono partito venerdì – ci ha raccontato al telefono – prenotando in extremis gli unici posti sull’unico aereo che ho trovato. Che Toronto sia la città di mia moglie è un puro caso: se avessi trovato un volo per Los Angeles o Chicago l’avrei preso comunque: il fuggi-fuggi generale ha bruciato nel giro di pochi giorni tutti i voli disponibili, ho preso quello che ho trovato». Prima ancora che arrivasse l’ordine di evacuazione generale, la gente aveva cominciato a scappare in massa, con qualunque mezzo disponibile.
Code chilometriche sulle autostrade, treni presi d’assalto, aeroporti in tilt per l’eccessivo traffico. Ledda, assieme al socio Matteo Ferrari – ex difensore dell’Inter e della nazionale azzurra – ha deciso di partire con le rispettive famiglie. «Ci fermeremo in Canada sino a quando sarà necessario, qui siamo al sicuro – afferma –. Ma sono ovviamente in ansia pensando a ciò che troveremo al nostro ritorno».
L’ex attaccante del Pordenone abita a Miami beach, in un appartamento al ventesimo piano di un grattacielo sul mare. E sulla costa della Florida sono attese onde di 5-6 metri. «Temo di ritrovare tutto inondato – spiega Ledda – e non so cosa ne sarà dei centri sportivi, dei campi, delle club house, delle varie strutture».
Il 42enne che realizzò i campetti sintetici della Goleada in via dei Templari, tra Pordenone e San Quirino, ha fondato assieme al concittadino Cristian Driussi la “Soccer cage” (gabbia del calcio) nella zona di Downtown, un secondo centro a Brickell e un terzo a Sunrise, assieme all’altro ex azzurro Massimo Marazzina. Il calcio italiano, insomma, che scopre e forma talenti negli Usa per la Juventus, un piccolo impero sportivo che rischia di essere cancellato dal passaggio di un uragano forza 5, il massimo nella scala della potenza e della pericolosità, con venti fino a 300 chilometri orari.
«Quel che è peggio – chiude Ledda – è che non si sa esattamente quando e dove si abbatterà la furia del tifone, una “bestia” larga oltre 400 miglia. Miami pare sia la città in assoluto più a rischio, ma è molto grande, quindi ci saranno delle zone più colpite e altre meno. La mia speranza è di non trovare un totale disastro al ritorno». La Florida non è nuova a simili fenomeni e lo stesso Ledda, in questi sei anni, di tempeste ne ha viste parecchie. Irma, però, porta timori apocalittici.
E nei prossimi giorni potrebbe essere seguita da Josè (le iniziali dei nomi attribuiti ai tifoni seguono un ordine alfabetico).
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