L’ex colonia di Bibione è diventata un residence per il turismo sociale

Vent’anni fa apriva il Santo Stefano: ha accolto migliaia di ragazzi La struttura sul mare apre le porte a persone in difficoltà e famiglie 

L’ANNIVERSARIO

ENRI LISETTO

Compie vent’anni il residence Santo Stefano di Bibione. Era il 1950 quando i fratelli Monti, di Maserada sul Piave, donarono a Oda (Opera diocesana di assistenza e sociale) di Pordenone nove ettari di terreno situato a Bibione, a cui ne aggiunsero altri 5. Cinque anni dopo l’allora vescovo di Concordia, Vittorio De Zanche, decise di costruire la “Colonia pontificia”, dove fino al 1991, quando il consiglio di amministrazione decise di cessare l’attività visto il forte calo delle richieste, vennero ospitati circa 63 mila bambini per «soggiorni climatici».

Nel 1994, il vescovo Abramo Freschi decise di costruire una residenza turistico alberghiera, denominata Santo Stefano, costituita da mini-appartamenti, villette e, successivamente, ampliata con hotel e ristorante. La struttura era destinata a portatori di handicap, anziani e famiglie, non perdendo di vista l’aspetto turistico, vista anche la vicinanza allo stabilimento termale.

L’attività comincia il 14 aprile 1999 con l’arrivo delle prime famiglie nel residence e l’avvio di ristorante e bar, inaugurati dal vescovo Sennen Corrà e dal cardinale Luigi Poggi. L’anno successivo verrà inaugurato anche l’hotel.

Monsignor Ovidio Poletto inaugura la chiesa nel 2001: l’attività religiosa viene garantita da fine maggio a fine settembre. Negli anni successivi vengono realizzati sala conferenze, campi bocce, sala giochi. Nel 2015, per volontà dell’attuale vescovo Giuseppe Pellegrini viene costruito sotto il secondo lotto di appartamenti la struttura in autogestione, con ampie camerate, cucina e zona refettorio.

Nel 2019 l’Ulss 4 Veneto Orientale ha avviato un progetto di inclusione sociale per due ragazzi e un operatore, mentre hanno utilizzato appartamenti autogestiti: Universis Gervasutta, Via Palestro e Marzia, Anffas Primiero, Rsa Cusighe, onlus La Pannocchia, Coop Itala con Azienda sanitaria 5, onlus Radio Magica, L’Ancora e il Mosaico. Quattro le parrocchie che hanno organizzato soggiorni, tra cui quella di Vajont e altrettanti gruppi pastorali: Neocatecumenali di Porcia, Carmelitani scalzi, pastorale giovanile di Concordia e esercizi spirituali per sacerdoti.

Il primo settembre il vescovo Giuseppe Pellegrini ha celebrato una messa di ringraziamento per i vent’anni del Santo Stefano che «ha dato accoglienza a migliaia di famiglie, numerose persone portatrici di handicap e gruppi. Manifestiamo viva gratitudine all’Opera diocesana di assistenza e soprattutto a quanti, nell’arco di vent’anni, si sono susseguiti nel servizio».

A breve partirà un altro progetto di turismo sociale “Farfalle al mare”: il residence ospiterà le bambine in cura per disturbi alimentari. La Regione del Veneto, attraverso il vicepresidente Gianluca Forcolin, dà atto della bontà del progetto diocesano: «Non basta integrare le diversità. Occorre fare spazio alla ricchezza della differenza adeguando ambienti e prassi ad ogni singolarità. A dover cambiare, infatti, è la percezione della condizione di disabilità, perché spesso manca la consapevolezza del vissuto dell’altro». —



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