L’ex Mediterraneo potrebbe diventare una villa di lusso
Brugnera
L’ex ristorante “Mediterraneo” è in vendita: vale 540 mila euro sul mercato immobiliare a Tamai. «Due locali con 637 metri quadri di superficie per 540 mila euro in via Pordenone». L’annuncio è sulle bacheche web di varie agenzie e rilancia le offerte una banca che ha la proprietà dell’immobile, dopo il fallimento. Non si esclude la trasformazione del ristorante in una villa di lusso: pochi a Tamai scommettono sulla seconda vita da ristorante.
«Casale di ampia metratura su due piani fuori terra con giardino – è questo l’annuncio –. L’immobile era utilizzato per servizi di ristorazione, ma la posizione in zona residenziale e la struttura dell’edificio possono essere adattate ad abitazione con pochi lavori e un semplice cambio di destinazione d’uso». Una rata di mutuo in trent’anni di calcola con 1.278 euro mensili: prendere o lasciare.
«L’ex ristorante non ha arredi interni – spiegano le agenzie immobiliari – perché tutte le strutture dell’accoglienza sono trasferite a Pordenone». L’ex Mediterraneo è stato chiuso come tanti locali durante il lockdown imposto dall’emergenza sanitaria Covid, nel 2019 e non ha più riacceso i fornelli. «Non è il momento migliore per investire: non sarebbe prudente». Il gestore e chef Orlando Bortolani aveva escluso la riapertura immediata e due mesi fa ha tagliato il nastro al nuovo “Mediterraneo” a Pordenone.
Nel Distretto del mobile gli ex clienti non dimenticano i menù di Bortolami, dalla pizza ai piatti di qualità: frutto di culture con profumi e sapori unici. L’uso di materie prime biodinamiche unite allo studio meticoloso degli accostamenti e dei contrasti hanno dato ai piatti la definizione di vere e proprie esperienze culinarie. «Per restare a Tamai occorreva comprare anche i muri non ho ritenuto il prezzo compatibile – ha rivelato lo chef prima di traslocare –. Serve molta prudenza in questo tempo di pandemia».
Dell’ex “Mediterraneo” era famosa la pizza “a pala” servita sul tagliere di legno, poi i piatti di giornata con prodotti di qualità e spesso a km zero. Il lockdown ha chiuso la grande struttura, dove tagliare alcuni coperti dal menù non equivaleva a diminuire, in proporzione, l’organico del personale, in cucina e ai tavoli. La cassa integrazione ha “salvato” per qualche mese i posti di lavoro, poi le incognite sulla ripresa dopo il Covid, hanno cambiato direzione alla bussola della ristorazione. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto