L’ex moglie in lacrime:«Non era questo che volevo»
UDINE.
È partito tutto da una sua denuncia, ma questo epilogo proprio non se lo aspettava e neppure se lo augurava. L’udinese Anna Arivella, ex moglie di Diego Volpe Pasini, quando ieri ha saputo dell’arresto è scoppiata a piangere. «Non volevo questo tipo di giustizia, non mi interessava certo che finisse così – ha commentato ieri – . Con la mia denuncia volevo solo far capire a Diego che aveva dei doveri, che la corresponsione degli alimenti rappresentava un suo impegno preciso di padre. Ma che il mio ex marito finisse in carcere proprio non lo volevo, non c’era niente di questo nel mio cuore».
Scossa, turbata, preoccupata anche per come il figlio – oggi ventenne – avrebbe appreso la notizia dell’arresto del padre, Anna Arivella ieri si è subito recata in Questura appena si è diffusa in città la notizia dell’arresto. «Ho preferito informarmi direttamente – ha detto – per spiegare a mio figlio cosa fosse accaduto, prima che glielo dicesse qualcun altro. Ripeto, sono molto dispiaciuta».
Anna Arivella e Diego Volpe Pasini si erano separati nel 1994, dopo un matrimonio dal quale era nato – nel 1988 – un figlio. In seguito alla separazione giunsero le disposizioni del Tribunale che imponevano a Volpe Pasini di corrispondere un assegno mensile per i cosiddetti alimenti. «Quando Diego ha cominciato a non versare quello che doveva – spiega l’ex moglie – mi sono trovata di fronte a una situazione difficile, sia economica, sia familiare, visto mio figlio non riceveva dal padre il sostegno dovuto e lo capiva benissimo. Dopo molti anni nei quali ho atteso invano che qualcosa cambiasse, ho valutato la situazione. Se Diego avesse vissuto in uno stato di indigenza, non gli avrei chiesto più niente. Ma visto che conduceva una vita agiata, fatta di vacanze e macchine di lusso, mentre io lavoravo come una pazza, ho avviato il procedimento giudiziario. E nel frattempo mio figlio era diventato abbastanza grande da capire che tutto questo lo avevo fatto per lui e non certo per me. Ma non era certo il carcere quello che mi auguravo».
(a.l.)
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