L’Hpf di Lualdi sfida il mercato estero e sfiora i 15 milioni

Alta tecnologia per aeronautica, medicale, automotive L’azienda di Flagogna esporta oltre il 40 per cento del prodotto 

FORGARIA NEL FRIULI. Non può contare su un'adeguata viabilità a servizio dei mezzi pesanti che vanno e vengono dall’impresa. Non su un sistema fiscale vantaggioso, su energia e lavoro a basso costo. Andarsene? Ci ha pensato. Tanto che un progetto di delocalizzazione sulla sua scrivania c’è già, fortunatamente congelato.

La forza della propria storia, il legame con il territorio, la fedeltà nei confronti dei dipendenti sono per l’amministratore delegato di Hpf, Tommaso Lualdi, ragioni ancora più forti del vantaggio economico garantito da un eventuale trasloco oltre confine. L’azienda specializzata in alta tecnologia della forgiatura, nata all’ombra della più nota Lima nella zona industriale di Flagogna, ha deciso di restare dov’è.

Nel cuore della val d’Arzino. Dove tutto è un po’ più complicato che altrove, ma dove la famiglia Lualdi ha iniziato. Era il lontano 1945 e il capostipite si chiamava Leopoldo, padre di Carlo (presidente di Lima), nonno di Tommaso, che alla guida di Hpf rinsalda il suo legame con la valle. Anche al costo di minori ricavi, dovuti non già alla crisi ma alla fiscalità, alla burocrazia, ai vari costi del lavoro e dell’energia che soffocano questa come tante altre imprese in Italia.

Al di là del “mal comune”, con le sue produzioni altamente tecnologiche e di sempre maggior precisione nei settori dell’aeronautica, del medicale, dell’automotive e della generazione di energia, Hpf si è saputa ritagliare negli anni il suo spazio di mercato, con una presenza sempre più considerevole all’estero dove oggi piazza circa il 40% dei suoi prodotti.

Dallo stabilimento di Flagogna escono sia pezzi destinati agli aerei, come parte degli attuatori delle superfici alari, dei flap per intenderci, sia al settore medicale, per il quale tra l’altro ha brevettato strumenti di altissima precisione finalizzati alle protesi ortopediche prodotte da Lima. In barba alla crisi, l’azienda guidata da Tommaso Lualdi continua una marcia che, a snocciolare le cifre dei suoi bilanci, sa di trionfale.

Nel 2007, quando l’imprenditore – allora 36enne – decise di prendere in affitto l’impresa, il bilancio chiuse a 1,5 milioni di euro. L’anno successivo, messo a segno l’acquisto dell’attività, il fatturato balzò a 5,4 milioni per poi crescere senza interruzioni fino agli 11,7 milioni dell’esercizio consolidato 2012, che diventeranno 15 in coda all’anno in corso fino ai 20 del 2015 stando alle proiezioni fatte dall’azienda assieme ai clienti e sulla base delle politiche di efficentamento messe a punto nel corso degli ultimi mesi.

«Continuare a lavorare in Italia non nascondiamocelo è difficile. Basta fare pochi chilometri per contare su pratiche amministrative più snelle e su un minor costo dell’energia e del lavoro», dice Lualdi che fino a poco tempo addietro guardava, appunto, alla vicina Slovenia.

«Il progetto per portare là parte della produzione c’è, ma ci siamo resi conto che avrebbe potuto compromettere l’impresa in Italia cosa che non vogliamo e dunque per il momento l’operazione è sospesa». Al prezzo di una rivisitazione dei metodi di lavoro per tutti i 130 dipendenti (diversi dei quali assorbiti dopo la crisi delle occhialerie).

Obiettivo: puntare sulla massima efficienza dei processi produttivi evitando il più possibile gli sprechi. Insomma, cercare di aumentare in casa quella competitività che il sistema Paese affossa, ma che i clienti riconoscono comunque ad Hpf. «Riusciamo ancora a fare prezzi contenuti – spiega Lualdi – e a garantire ugualmente un servizio “costumizzato”, sartoriale rispetto alle esigenze del cliente, come vuole la miglior tradizione del made in Italy».

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