Licenziamento illegittimo: ex dirigente di Banco Bpm sarà risarcito con 152 mila euro

UDINE. A travolgerlo, un anno fa, era stato lo scandalo sui “diamanti bidone”, una truffa che aveva mietuto vittime fra migliaia di risparmiatori. Per Pietro Gaspardo, 54enne dignanese già responsabile Pianificazione e marketing di Banco Bpm spa, prima era arrivata l’iscrizione sul registro degli indagati e poi il licenziamento.
A un anno da quei fatti il tribunale di Milano – sezione lavoro – ha dichiarato illegittimo il provvedimento della banca e l’ha condannata a risarcirlo, corrispondendogli la somma di 152.004 euro a titolo di indennità sostitutiva, più il rimborso delle spese di lite.
Gaspardo, nei confronti del quale, in un primo tempo il consiglio di amministrazione dell’istituto di credito aveva disposto una sospensione cautelare dal servizio, aveva appreso dall’Ansa di essere stato licenziato il 7 maggio 2019 e, assistito dall’avvocato Maurizio Miculan, ha impugnato il licenziamento contestando il fondamento dei fatti posti alla base della decisione, chiedendo l’accertamento della sua illegittimità e il risarcimento danni, istanza cui la banca, assistita dagli avvocati Fabrizio Daverio e Salvatore Florio, si è opposta.
Da qui la decisione del giudice Eleonora Porcelli, che ha decretato l’illegittimità del provvedimento, condannando l’istituto di credito al risarcimento.
Tre le contestazioni sulle quali era stato adottato il provvedimento disciplinare: Gaspardo avrebbe ricevuto da Idb spa una statuetta etrusca come omaggio natalizio.
Un’accusa formulata sulla base di una “lista regali” rinvenuta in sede di perquisizione alla Idb nella quale figurava il nome di Gaspardo.
«Ma l’indagine penale non ha rinvenuto nulla di concreto dell’assunto indiziario» ha sostenuto il suo difensore per dimostrare l’infondatezza della contestazione. Sulla base di un’intercettazione telefonica, poi, a Gaspardo è stata contestata la creazione di un dossier che lo stesso avrebbe inteso usare contro la banca, circostanza che si è rivelata insussistente.
E ancora, a Gaspardo è stato contestato di aver taciuto ai vertici della banca l’esistenza di un documento, il cosiddetto “Rappel” con cui Idb riconosceva all’istituto di credito il bonus per l’attività di segnalazione dei diamanti, ma il dirigente ha spiegato che il “Rappel” era stato firmato dall’amministratore delegato della banca e che i soggetti tenuti a interloquire con l’autorità di vigilanza ne avevano disponibilità. Argomenti sulla base dei quali il licenziamento è stato ritenuto illegittimo.
Ma se la sezione lavoro del tribunale si è già pronunciata, sul fronte penale si attende ancora la fissazione dell’udienza preliminare. L’indagine condotta dalla procura di Milano, a febbraio dello scorso anno portò al sequestro preventivo di 700 milioni di euro nei confronti di cinque banche (Bpm, Intesa San Paolo, Unicredit, Mps, banca Aletti), e di due società attive nel commercio dei diamanti, la Idb (Intermarket Diamond Business) di Milano, fallita a metà gennaio e la Dpi (Diamond Private investment) di Roma, ritenute responsabili di aver truffato migliaia di risparmiatori, tra cui i vip Vasco Rossi, Simona Tagli e Federica Panicucci, proponendo loro investimenti in diamanti a prezzi non congrui.
Nelle carte dell’inchiesta milanese erano finite 68 persone: amministratori di società, dirigenti e funzionari di banca, direttori di filiale e agenti della società Idb. Fra loro Gaspardo, cui viene contestata l’ipotesi di un concorso omissivo nei reati di truffa, autoriciclaggio e ostacolo alla vigilanza. La procura di Milano, che ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione indagini, deve ora fissare l’udienza preliminare. —
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