Lignano ricorda Guido Teghil, il primo sindaco: 50 anni fa morì in un incidente

LIGNANO. Lo svegliò una voce al megafono la notte dell’indipendenza di Lignano. La voce del cavalier Giovanni De Minicis che lo chiamava a bordo della sua Lancia per partecipare alla protesta. Il ponte di Bevazzana era stato chiuso, la rivolta era cominciata e all’alba del 5 novembre 1958 Lignano esultava.
Del resto, proprio lui non poteva mancare. Aveva 42 anni allora. Quella era stata una “sua” battaglia. Era stato lui, Guido Teghil, insieme agli amici don Mario Lucis e al medico Emilio Zatti a credere nell’autonomia del paese da Latisana. Si ritrovavano in canonica a discutere, insieme al comitato nato già nel 1948 e presieduto da Angelo Marin.
La sua attività imprenditoriale era iniziata con la gestione del Bagno Ausonia e dal 1950 della Terrazza a Mare, che terrà fino al 1959. Negli stessi anni, aveva aperto la “Teghil”, prima agenzia immobiliare di Lignano e gestito l’albergo San Carlo a Sabbiadoro. Da quella notte la sua storia e quella di Lignano cambiarono per sempre. Nacque il Comune, il 21 luglio 1959, e lui, dopo un periodo di commissariamento, diventò il primo sindaco. Era il 1960.
Burbero, in apparenza. Riservato, fondamentalmente timido. Sapeva che il suo compito non sarebbe stato facile. Doveva avviare la struttura comunale e organizzare l’intero territorio. Significava, in sostanza, far partire gli ingranaggi dell’azione amministrativa, fornire la località dei servizi necessari per attirare i turisti – nuove strade di collegamento innanzitutto, come viale Europa e viale Centrale – , rivedere l’impianto urbanistico e della viabilità.
Ma Teghil, che fu riconfermato sindaco nel 1965, aveva una visione chiara della Lignano del domani che per certi versi ha anticipato i tempi. «Già allora mio padre lavorava per integrare Lignano con il suo entroterra della Bassa friulana, voleva proiettarla a livello internazionale – racconta il figlio, Carlo Teghil, consigliere comunale e assessore provinciale – . Aveva saputo instaurare da subito un ottimo rapporto con la Regione costituita nel 1964».

Nel 1963 inaugurò il Kursaal e per la prima volta nel cielo di Lignano volarono le Frecce Tricolori. Con Teghil iniziò lo sviluppo e la crescita della località in particolare del settore alberghiero. Nel 1967 le presenze furono 3,5 milioni. Ma il 20 febbraio di quell’anno, mentre stava rientrando da Udine insieme al segretario comunale Mario Ciccone, la Fiat 2300 su cui viaggiavano si schiantò contro un platano a Mortegliano. Morirono entrambi. Teghil aveva 51 anni. Ne aveva 15, allora, il figlio Carlo.
E di quel giorno ricorda bene tutto. Così come di quelli seguenti. Al funerale di Teghil, il 23 febbraio, come raccontò il Messaggero Veneto, parteciparono quasi seimila persone. Cinquecento vetture accompagnarono i feretri fino in cimitero. Lo ricorda bene anche lo storico giornalista lignanese Enea Fabris, che al tempo, scriveva per il nostro quotidiano.
Quando seppe la notizia dell’incidente si recò subito sul posto. «Il giorno dopo – racconta – le due salme furono trasportate a Lignano ed esposte nella sede comunale provvisoria, a villa Zuzzi. Tutta la comunità era in lutto». Fu don Mario Lucis a ricordarli nella sua omelia.
«Grazie Guido – disse – per quello che hai fatto. Io ti vedo come una mamma che ha generato Lignano. E tu Mario come l’utile strumento che ha trasmesso i benefici dell’operato del sindaco in tutta la vita amministrativa del Comune. Avete lavorato per il bene di Lignano».
Carlo Teghil ricorda la determinazione di suo padre, la sua onestà «e soprattutto la sua bontà che non traspariva dal carattere, ma lui ha aiutato davvero molte persone in difficoltà».
A 50 anni dalla morte ieri Carlo, la sorella Clara e la madre Maria l’hanno ricordato con una messa in duomo. Resta il ricordo di un grande amministratore, resta, soprattutto il ricordo di un padre e di un marito «che – sottolinea Carlo – è stato un esempio importante per la nostra vita».
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