Liliana, il marito, il giallo della morte: è una storia che comincia da una fotografia

Pino Roveredo

TRIESTE. Tutta la storia può partire da una fotografia, sì, da un’immagine che immortala l’immobilità di due sorrisi, o meglio, l’espressione di una coppia che dà la netta sensazione di una posa forzata, insomma una posa che non ha niente da spartire con la spontaneità.

Lui, il marito, con cappello da alpino, occhi stretti e un sorriso accuratamente disegnato; lei invece, la consorte, con i capelli castani, una frangia bionda, occhi fissi, e un sorriso obliquo che assomiglia ad una smorfia.

Una fotografia che ad un certo punto, causa l’inciampo di un destino, è uscita dalla cornice d’argento e si è frantumata sopra la terra dei misteri, spaccandosi in mille punti di domanda.

Oggi dell’immagine rimane la realtà di un marito inconsolabile e la verità di una moglie persa nel tempo infinito del “mai più”! Oggi i resti di quella foto sono diventati anche la storia di una trama ubriaca, o l’ipotesi di un romanzo che cerca confusamente la pagina con la chiarezza di un finale.

Omicidio, suicidio, morte naturale, stanchezza, odio, vendetta, o ancora, testimoni senza occhi, telecamere senza luce, poi supposizioni, impressioni, discussioni, parole, parole, parole…

Ecco, più che a un romanzo senza titolo e finale, sembra la cronaca di (parafrasando De André) una storia sbagliata, storia che tutt’ora non trova la volontà di una riparazione. Eppure, come volevano raccontare i sorrisi della fotografia, sembrava una storia maledettamente normale…

Lei, pensionata, donna “belle maniere”, abiti curati, che esce di casa per delle commissioni, due cellulari da riparare. «Tanti saluti a dopo!». Lui, lavoratore di lame e coltelli, che beve il caffè, inforca la bicicletta e pedala verso il suo mestiere. «Tanti saluti a dopo!». Un dopo che diventa adesso, un adesso che velocemente diventa tardi, un tardi che si aggancia alle prime timide preoccupazioni.

Liliana non c’è! I telefonini sono a casa! Borsa, documenti, tutto a casa! Ma la signora Liliana dov’è? Con un’ansia sotto controllo s’iniziano ad allertare i parenti, qualche conoscenza, qualcuno sollecita l’intervento della Polizia. Addirittura!

«Pronto polizia?»... Ma la signora Liliana dov’è? Si accendono le ricerche, e dietro le interrogazioni, investigazioni, perquisizioni, ma niente, come il gioco delle tre scimmie, nessuno sa, ha visto e sentito niente, e della donna scomparsa non vi è traccia! Ma la signora Liliana dov’è?

Improvvisamente si muove qualcosa, spunta il nome di un amico e l’ora stabilita di un appuntamento. Da lì, le “lingue sciolte” si sentono in diritto di esercitare: macché amico, quello è l’amante e chissà da quanto tempo! Lo pseudo amante smentisce, e lo pseudo marito cornuto cade dalle nuvole.

Sì d’accordo, però, la signora Liliana dov’è? Tutti la invocano, tutti la cercano, anche il marito che si concede a tutti i microfoni che gli passano davanti, e poi alla gloria delle telecamere, e alle ospitate d’onore nei salotti televisivi.

Qualcuno da oltre regione mi chiede notizie di Puzzer e di Sebastiano, marito di Liliana, volenti o nolenti per il momento Trieste è questa qua! Adesso basta parole, vogliamo sapere la signora Liliana dov’è? Le Forze dell’ordine cercano, gli investigatori indagano, però pare che tutti si muovano nell’assoluta immobilità.

Nessuno dice, nessuno parla, solo alcuni sussurri che dicono di prove tossicologiche rinviate o movimenti bancari che paiono inviolabili, l’unico cenno di notizia lo si può incassare nei processi senza bilancia che girano in tivù, o nelle chiacchiere prese al volo nelle soste dentro i Caffè, dove piovono accuse, arringhe, sentenze ed ergastoli senza pietà! Insisto, la signora Liliana dov’è?

Finalmente si muove qualcosa, si parla di denaro, interessi, basse avidità. C’è un marito con una pensione minima, un figlio venuto da chissà dove che urge del sollievo delle buone uscite, e con un parente d’aiutare perché finanziariamente indisposto.

Di colpo la manifestazione dei buoni intenti viene sommersa dal sospetto delle cattive azioni! Per favore la smettiamo di perdere tempo, si può sapere la signora Liliana dov’è?...

La signora Liliana è distesa in un bosco, un bosco dove una volta transitava l’ingiustizia ristretta dei deliri mentali. Distesa tra rami e spazzatura, riparata dai sacchi neri della vergogna e da uno spago assassino stretto intorno al collo.

La signora Liliana si è tolta la costrizione del sorriso, e per assurdo è libera di non apparire, apparire con tutta la sua solitudine dentro un mondo che forse non l’ha cercata, non la cerca e mai la cercherà.

Distesa, lontano dalle urla degli amanti bersaglieri e dai mariti alpini, lontana dalle parole che si dimenticano, dai pettegolezzi che non disturbano, e orfana di un affetto che l’ha cancellata da una vita recitata dentro una fotografia.

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