L'impresa di Meroi-Benet, Corona: "Li abbraccerò nel silenzio"
UDINE. «Se lo meritavano. Se Nives non fosse stata unica come in realtà è su questo pianeta, unica nel rinunciare all’impresa quando si ammalò Romano, oggi sarebbe la prima donna al mondo ad aver fatto i 14 Ottomila. E invece no. L’ha aspettato Nives. Per stare accanto al suo uomo, per amore, perché il traguardo voleva tagliarlo insieme a lui e così è stato».
Mauro Corona dalla sua Erto non nasconde la soddisfazione per il vertiginoso traguardo raggiunto dai due alpinisti di Tarvisio. Una soddisfazione che è certamente loro, ma anche un po’ sua. In qualità di amico e di cantore della montagna. Di quella meno patinata, ma aspra, selvatica. Quella stessa montagna che bene conoscono Nives Meroi e Romano Benet.
Quella che sta nel loro Dna, che ne ha forgiato il carattere e la muscolatura, che ne ha guidato i passi una cima dopo l’altra. Fino in vetta, a quota 8 mila. Per 14 volte. Tante, anche solo a volerle contare. «Se lo meritavano» ripete Corona tra sé. «Parlo quasi balbettando, ma mi sono bevuto un litro di vino per festeggiarli quando ho saputo la notizia», butta là prima di riprendere il filo dei pensieri, che continuano a correre, ormai lontano dalla cornetta, immaginando i due in Nepal, intenti a scendere dalla vetta dell’Annapurna (8.091 metri).
Il ricordo di Benet malato è ancora vivido. «Ebbe due trapianti di midollo e andò vicino all’ultima scalata, ma reagì, se la cavò, riprese con umiltà la marcia. Sempre con Nives, che quel traguardo voleva tagliarlo insieme al suo amore. Ci sono riusciti. Con umiltà e silenzio. Forgiati così dalle montagne tarvisiane, sono arrivati fino in cima». Corona pregusta il loro prossimo incontro. «Voglio andare a trovarli quest’estate insieme a Erri De Luca, nella quiete di Fusine, per abbracciarli, dire loro bravi, ma sotto voce – conclude con parole che stavolta trasudano dolcezza –. Sono contento per quei due. Non sanno cosa sia l’invidia, non li ho mai sentiti parlare male di qualcuno. Da loro dovrebbero imparare in molti».
La soddisfazione per il risultato messo a segno dalla coppia di alpinisti ieri ha investito anche le istituzioni. «Siamo orgogliosi per ciò che hanno compiuto – ha detto il presidente del consiglio regionale Franco Iacop –, ma soprattutto per l’esempio sportivo e umano che sanno trasmettere». Quello dell’Annapurna «è un traguardo di straordinaria importanza – ha aggiunto – che premia l’impegno, la bravura e la forza di volontà di due persone che prima di essere compagni di cordata lo sono nella vita, durante la quale hanno saputo affrontare e vincere assieme sfide difficili, mettendo a un certo momento da parte i loro sogni per poi riprenderli e coronarli con questa leggendaria impresa».
«Un evento che suscita una fortissima emozione» ha detto dal canto suo l’assessore regionale Gianni Torrenti. «Nives e Romano sono già da molto tempo nell’albo dei grandissimi del Friuli Venezia Giulia – ha ricordato l’assessore allo Sport -, ma la loro storia di campioni della montagna e di coppia solidale nelle imprese più difficili appare oggi ancor più straordinaria perché frutto di enormi talento, coraggio e sentimento».
Ancora Torrenti: «Meroi e Benet aggiungono sull’Annapurna una nuova pagina al libro dell’alpinismo regionale, che dalle leggende di Julius Kugy ed Emilio Comici a oggi ha scritto capitoli meravigliosi, la cui epica è solo in parte sottratta al silenzio delle nevi. Qui la lezione di Nives e Romano ci suggerisce che la conquista più grande non è la conquista di qualcosa, seppure impervia, ambita e prestigiosa, ma di se stessi. Un insegnamento che, nel chiasso in cui spesso siamo immersi, è prezioso per ognuno di noi».
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