L'impresa sull'Annapurna, Nives e Romano alla base: "Discesa difficilissima"

TARVISIO. Sono rientrati sani e salvi al campo base a quota 5 mila metri. Nives Meroi e Romano Benet, dopo la conquista dell’Annapurna, ultimo Ottomila himalayano che mancava alla loro collezione, devono solo programmare il ritorno da trionfatori in Italia. Ma ridiscendere dalla cima è stato più complicato del previsto: «discesa allucinante», ha detto Benet.
Certo anche la scalata non si è rivelata una passeggiata. «Sicuramente è stata molto dura questa salita, dal punto di vista tecnico, per le incerte condizioni meteo e anche per la testa a causa delle continue difficoltà che si sono presentate – ha commentato esprimendo grande soddisfazione Nives Meroi appena giunta al campo base –.
È stata un’ascensione molto impegnativa. Abbiamo affrontato i 4 mila metri della parete dell’Annapurna in stile alpino e senz’altro abbiamo completato la collana dei 14 Ottomila con l’ascensione più sfiziosa che poteva esserci». Le nevicate nei giorni precedenti avevano accresciuto le insidie della difficile parete, ma non hanno allentato la convinzione dei nostri alpinisti.
«Per queste contrarietà – ha aggiunto Nives – non siamo stati sicuri della riuscita del tentativo, se non a solo a poche ore dall’arrivo in vetta, a causa dell’alto manto nevoso». Ieri mattina, con il felice ritorno al campo base, dunque, è stata completata la conquista dell’Annapurna (8.091 metri d’altezza) da parte dei coniugi Nives Meroi e Romano Benet che con questa ennesima impresa hanno stabilito il record mondiale d’essere la sola coppia al mondo ad avere conquistati tutti i 14 Ottomila della terra, salendoli rigorosamente in stile alpino, ossia senza l’impiego di ossigeno supplementare, senza i portatori d’alta quota e senza campi fissi.
Giovedì, la data da ricordare: partiti dall’ultimo campo in piena notte, alle 9 sono giunti in vetta per completare la prestigiosa collezione.
E sabato con l’arrivo al campo base, hanno potuto dare sfogo a tutta la loro gioia, condivisa anche a casa ed infatti, anche le sorelle Fedra e Leila, con mamma Maria hanno potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e brindare in onore della coppia d’alpinisti che tutto il mondo invidia al Friuli.
L’Annapurna, definita nell’ambiente alpinistico, come la montagna maledetta, con loro è stata comprensiva. Si lascia prendere solo da chi lo vuole fortemente, aveva detto, il vecchio conquistatore di vette himalayane, l’austriaco Kurt Dienberger e Nives e Romano, due che hanno un modo esemplare di andare in montagna sono stati ben accolti su quella paretona. Doppiamente felici anche per avere saputo superare ogni avversità, in primis il tempo instabile e le abbondanti nevicate.
«Siamo partiti decisi per l’assalto finale. Non pensavamo di trovare tanta neve fresca in parete e questo ha reso molto faticosa la salita che s’è fatta lunghissima – racconta Romano Benet esausto ma anche lui molto soddisfatto –, e per di più abbiamo sofferto anche per il grande freddo che non aspettavamo.
Dura la salita, ma anche allucinante la discesa, per i pericoli incombenti delle valanghe, a causa della nebbia e del freddo, che ha cambiato il tracciato. E stata proprio una faticaccia aprire la traccia nella neve profonda. Ho lavorato molto, ma anche l’alpinista spagnolo ha fatto la sua parte alla grande e anche il giovane cileno, specie nei tratti gelati è stato bravo risolvendo alcuni problemini. Mai come quest’anno ho visto all’opera in parete un grande squadrone, un team che ha operato in combinazione perfetta».
E ora stanchi ma felici i nostri alpinisti stanno per intraprendere il viaggio del ritorno a casa. Sono attesi per domenica 21 (salvo contrattempi) e chiaramente, si sta organizzando per loro un’accoglienza per sottolineare il raggiungimento di un traguardo che li colloca nel Gotha dell’alpinismo mondiale di tutti i tempi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto