L'incendio sul monte Jovet: il bosco rinascerà solo tra vent’anni - FOTO
CHIUSAFORTE. Nuvole di passaggio, qualche goccia, ma fino in serata nulla di più. I volontari scrutano il cielo, ma le nuvole nere sono visibili giù, a valle. «Sembrava potesse scatenarsi un temporale, poi d’improvviso – racconta un volontario – il sole si è fatto beffa dei nuvoloni ed è ridiventato padrone». Certo, le previsioni del tempo confermano che la pioggia dovrebbe cadere fino al primo pomeriggio di oggi e che, nel caso, dovrebbe essere sufficiente a porre la parola fine anche sugli ultimi, tenaci focolai.
Focolai che anche nel corso della giornata di ieri – come riferisce il Dirigente operazioni di spegnimento, Massimo Pugnetti – sono rispuntati qua e là, ma sempre all’interno del perimetro dell’incendio già circoscritto in questi giorni. «È chiaro – Spiega – che confidiamo nella pioggia, ma è altrettanto certo che dobbiamo mantenere alta l’attenzione perché sicuramente nel sottobosco ci saranno ancora diversi focolai che “covano”».
La situazione resta, in ogni caso, sotto controllo e costantemente monitorata. E già si affaccia il tempo dei bilanci. L’unico dato per adesso sicuro – affermano gli esperti – è che le fiamme sulla “fascia” dello Jovet hanno interessato quasi un migliaio di ettari, soprattutto pino nero e pino mugo. Perchè il bosco possa riassumere le stesse sembianze di prima dell’incendio ci vorranno almeno 15-20 anni, mentre il sottobosco in due-tre anni dovrebbe ritornare come prima.
«La stima dei danni – dice ancora il Dos, Pugnetti – sarà sicuramente lunga, difficile e anche impegnativa perchè comporterà la raccolta di dati sul posto». Come si accennava, l’attività di spegnimento è proseguita anche in tutta la giornata di ieri. Ma si è trattato sempre di interventi per così dire di contenimento. Ieri, due elicotteri hanno lavorato incessantemente mentre in quota nella zona del Montasio c’erano 8 uomini del Corpo forestale regionale e 25 volontari della Protezione civile. A loro disposizione anche 4 autobotti sistemate sul Montasio.
A Patocco l’emergenza è rientrata definitivamente, anche se – come avviene nelle altre frazioni dove le fiamme hanno minacciato le case – rimangono i presidi dei vigili del fuoco. Intanto, lungo la provinciale della Val Raccolana, gli interventi di messa in sicurezza temporanea sono terminati e la riapertura è annunciata per oggi. Ieri è stata completata e asfaltata la variante tra Saletto e Piani lunga circa 700 metri, che rappresenta un’ulteriore garanzia di sicurezza per gli automobilisti che transiteranno lungo quel tratto. Intanto anche la società che gestisce i Canadair ha fornito i primi dati non ancora completamente ufficiali sui carichi di acqua impiegati nelle zone degli incendi negli ultimi 27 giorni.
Eccoli: «Dai calcoli, con un’approssimazione di 6 mila litri a scoop, sono stati effettuati 736 sganci totali, di cui 694 di acqua (e foam) e 42 di solo ritardante, per un totale di 4.164.000 litri di acqua utilizzata». Dati, questi, che ovviamente non tengono conto della grande mole di lavoro effettuata dagli elicotteri che sì sganciavano una quantità nettamente inferiore di acqua, ma che hanno effettuato molti più sorvoli. Infine, nel novero del conteggio dovrà essere considerata anche la presenza dell’Erickson con la sua capacità di carico di circa 9 mila litri di acqua. Numeri, dunque, davvero impressionanti e che la dicono lunga sulla pericolosità di un incendio che in questa zona ha pochissimi precedenti di questo tipo.
E le polemiche che hanno punteggiato queste giornate serviranno sicuramente anche per delineare strategie per una migliore salvaguardia sia dei boschi, sia soprattutto dei pochi centri abitati che ancora resistono e che non devono essere messi più a repentaglio della fiamme.
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