L'inchiesta sui Falsi prosciutti dop, triplicati gli indagati: sono 91

Le 66 mila cosce sotto sequestro valgono 7 milioni di euro. Ipotizzati danni ingenti. In aprile l’esito dei test sul Dna

PORDENONE. L’inchiesta della Procura di Pordenone sui falsi prosciutti dop triplica il numero degli indagati. Sono saliti dai 29 iniziali a 91, fra persone fisiche e giuridiche.

Quasi tutti sono allevatori, titolari di aziende agricole distribuite in cinque province, a cavallo di Friuli Venezia Giulia e Veneto: Pordenone, Udine, Gorizia, Treviso, Vicenza. La maggior parte dei produttori sotto indagine, però, è friulana.

L'INCHIESTA SUI FALSI PROSCIUTTI DOP: COSA C'E' DA SAPERE

  • 91 indagati
  • 66 mila cosce sequestrate: era stato chiesto il sequestro di 280 mila cosce
  • Nuovi test del Dna sui suini
  • 7 milioni il valore delle cosce sequestrate
  • Controlli: oltre 400 campioni di Dna prelevati da suini


Il pm Marco Brusegan, titolare di una delle inchieste più complesse aperte in riva al Noncello, per la mole di dati al setaccio, valuta le ipotesi di reato di frode nell’esercizio del commercio, con l’aggravante di avere come oggetto alimenti la cui denominazione di origine o le cui caratteristiche sono protette dalle norme vigenti, e di contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.

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La legge, infatti, tutela il leale esercizio del commercio e l’interesse del consumatore: l’acquirente finale non deve ricevere un prodotto diverso da quello che ha richiesto.

I Nas di Udine e gli ispettori dell’Ufficio repressione frodi (coordinati dal direttore Gianluca Fregolent e dalla responsabile del capoluogo friulano Tiziana Populin) hanno sequestrato 66 mila cosce, per un valore complessivo, considerando il prezzo all’ingrosso, di più di 7 milioni di euro.

Secondo gli inquirenti tali cosce sono state marchiate “Crudo di Parma” o “San Daniele”, ma in realtà il prodotto non era conforme al disciplinare di produzione delle Dop. Gli allevatori veneti, infatti, possono produrre prosciutti per entrambe le denominazioni di origine protette, sia San Daniele che Parma.

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Prosciutti crudi messi a stagionare in un'azienda di San Daniele


Il danno subito dagli acquirenti dei prosciutti ritenuti “taroccati” dalla Procura, compresi quindi gli intermediari e i prosciuttifici, è pari alla differenza di valore sul mercato all’ingrosso rispetto alle cosce di prosciutto nazionale, ovvero almeno del 30 per cento. Si parla di milioni di euro di danni.

Il pm Brusegan aveva chiesto il sequestro probatorio di 280 mila cosce. Ne sono state trovate 66 mila. Tutte le altre erano già state commercializzate. Nessun problema per la salute dei consumatori: semplicemente, se la tesi della Procura sarà confermata, chi ha acquistato le partite sospette, ha pagato la fettina Dop, ma ha mangiato un prosciutto nazionale.

Ora che succederà? Il 18 febbraio scorso il sostituto procuratore Brusegan ha assegnato al professor Luca Fontanesi dell’università di Bologna una seconda consulenza sul dna. Stavolta sono stati prelevati campioni di ogni partita di cosce sotto sequestro, per verificare la rispondenza alle caratteristiche genetiche dei suini utilizzati per produrle al disciplinare di produzione.

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Il consulente del pm avrà due mesi di tempo per inviare la sua relazione alla Procura. Sarà la prova del nove dell’inchiesta.

Nella sua precedente consulenza, il professor Fontanesi ha studiato al microscopio più di 400 campioni di dna prelevati ai suini vivi negli allevamenti, mettendo a confronto il materiale genetico di verri e maialini. Entro la fine di aprile, dunque, il pm avrà in mano gli esiti della perizia.

A quel punto spetterà alla Procura valutare ciascuna posizione, disporre eventuali integrazioni dell’indagine o tirare le somme dell’inchiesta.

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A worker checks in a special room where the Parma hams are hung to dry in Langhirano near Parma, October 13, 2009. Prosciutto di Parma can only be produced in a very restricted area of 29 sq km (11.2 sq mile) around the town of Parma in the region of Emilia Romagna, just north of Tuscany. Around 10 million hams are sold every year, of which about 2 million are exported, mainly to France, the United States and Germany, which each consume about 400,000 a year. To match Reuters Life! FOOD-ITALY/HAM REUTERS/Stefano Rellandini (ITALY FOOD SOCIETY IMAGES OF THE DAY)


Intanto al tribunale del riesame di Pordenone continuano a piovere i ricorsi delle aziende (sia parti offese che indagati) dove sono state sequestrate le cosce.

I sette ricorsi discussi venerdì 23 febbraio, dinanzi al tribunale collegiale presieduto da Licia Consuelo Marino (giudici a latere Iuri De Biasi e Giorgio Cozzarini) sono stati tutti rigettati. Le cosce rimangono, pertanto, sotto sequestro.

Finora soltanto in un caso, per un’azienda di Maniago, è stato disposto il dissequestro dei prosciutti. Altri ricorsi – quelli che vedono l’imprenditore Stefano Fantinel come parte offesa – saranno trattati venerdì dal tribunale del riesame di Pordenone.

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