L’inchiesta sul killer di Silvia passa a Trieste

Una delle accuse contestate al reo confesso Garbino (sequestro di persona a scopo di estorsione) è di competenza della Dda

UDINE. L’inchiesta sul delitto di Silvia Gobbato, la praticante legaleuccisa il 17 settembre 2013 mentre faceva jogging lungo l’ippovia, si è spostata a Trieste. A occuparsene, ora, è la Direzione distrettuale antimafia, competente nel caso di reati come il tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, che la Procura di Udine aveva contestato a Nicola Garbino, 36 anni, di Zugliano, insieme all’accusa di omicidio aggravato.

Gli atti sono stati trasmessi dal pm Marco Panzeri, che proprio in questi giorni si accingeva a chiudere le indagini preliminari, al collega del capoluogo giuliano, Federico Frezza, che valuterà se delegare ulteriori accertamenti o meno. Nel fascicolo inviato a Trieste, il magistrato ha inserito anche le risultanze delle ultime verifiche effettuate sul computer dell’indagato e che avevano portato al ritrovamento di materiale a sfondo sessuale.

La vittima, che aveva 28 anni, è stata uccisa con almeno dodici coltellate. Garbino era stato arrestato due giorni dopo il delitto, dai carabinieri allora coordinati dal capitano Fabio Pasquariello, dopo essere stato sorpreso nei pressi dell’ippovia del Cormôr.

Interrogato, aveva confessato di avere ammazzato la Gobbato, spiegando di essere partito con l’obiettivo di sequestrare una donna per chiedere poi un riscatto. Da qui, la scelta di Silvia: sola, esile e munita di un telefonino. «Mi avete beccato, sono io l’assassino», aveva detto Garbino ai carabinieri, mentre gli chiedevano di mostrare il contenuto della borsa di tela con la quale era stato trovato. «Dentro ci sono i vestiti e il coltello», aveva ammesso.

Ai genitori, con i quali abitava ancora, aveva raccontato che con l’università aveva ormai chiuso - è iscritto a Ingegneria e ha sostenuto 25 esami - e che quel martedì avrebbe avuto un colloquio di lavoro a Padova. Invece, una volta uscito di casa, aveva lasciato l’auto al cimitero di Udine e aveva raggiunto a piedi il sentiero, per mettere in atto il suo piano criminale. Un piano studiato nel dettaglio anche nei giorni precedenti l’omicidio con diversi soppralluoghi, per scegliere il punto più adatto dal quale colpire.

La consulenza sul killer era stata affidata dal pm allo psichiatra Vittorino Andreoli, che aveva poi incontrato diverse volte lo studente universitario fuori corso nel carcere di via Spalato e aveva concluso la propria analisi, esprimendosi sia sulla sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio, sia su quella di partecipare coscientemente al processo che affronterà. E che, nonostante il trasferimento dei poteri al pm della Distrettuale, in caso di dibattimento sarà celebrato a Udine (mentre gip e gup saranno quelli del tribunale di Trieste).

La notizia del passaggio di consegne ha colto di sorpresa il difensore di Garbino, avvocato Manlio Bianchini. «Abbiamo appreso questa novità - ha detto - che è giunta inaspettata e che ci pone di fronte a un nuovo interlocutore. Riteniamo comunque che, sul piano sostanziale, cambierà poco. Per quanto ci riguarda, siamo in attesa di conoscere l’esito degli accertamenti che nel frattempo abbiamo fatto eseguire dai nostri consulenti».

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