L'inchiesta sullo scandalo vaccini: l'assistente sanitaria accusata di falso, abuso e peculato

La procura di Udine acquisisce i documenti. Al setaccio liste e computer. Il legale di Emanuela Petrillo: «Il peculato è il reato più grave, ma anche il più difficile da dimostrare»
Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo
Borin Montebelluna conferenza stampa avv. Salandin con Emanuela Petrillo

UDINE. Elenco dei lotti impiegati, dosi, calendario vaccinale, operatori in servizio. Ci sono queste e altre informazioni fra la documentazione, cartacea e informatica che la procura di Udine ha richiesto all’Azienda per l’assistenza sanitaria 3.

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Sulle attività dell’indagine delegata da palazzo Lovaria ai militari del Nas il capo della procura di Udine Antonio De Nicolo non è prodigo di commenti.

«Stiamo acquisendo materiale documentario – conferma – anche se non è il momento di entrare nel dettaglio dell’indagine che è alle prime battute. Ci siamo mossi mantenendo i contatti con i colleghi della procura di Treviso.

Va chiarito che si tratta di una realtà processuale mai verificata in precedenza, non sarà quindi un’indagine né breve né facile. Prima acquisiremo i dati, quindi passeremo alla fase delle audizioni attraverso le quali saranno ascoltate tutte le persone informate sui fatti».

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Codroipo 24 Aprile 2017 varie al distretto Copyright Petrussi Foto Press Turco Massiimo

Nel frattempo, però, è necessario acquisire elementi di prova sui bambini che non sono stati vaccinati «senza interferire con l’attività di vaccinazione» precisa il procuratore capo.

«Per questo – chiarisce De Nicolo – solo dopo aver chiesto espressamente l’autorizzazione ai familiari, provvederemo a sottoporre ai prelievi i bambini sui quali è verosimile pensare che non sia stata garantita alcuna copertura vaccinale, campioni che poi saranno analizzati in perizia. Valuteremo se farlo in forma garantita».

Non saranno dunque campionati tutti i settemila bimbi che dovranno essere richiamati. «Per alcune delle vaccinazioni era infatti prevista una sola iniezione, in altri casi invece servivano un paio di richiami, quindi alcuni dei bambini possono aver ottenuto una copertura vaccinale parziale sviluppando comunque gli anticorpi».

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Udine 3 Maggio 2017. Conferenza stampa sui vaccini. © Foto Petrussi

I prelievi si indirizzeranno prevalentemente sui 3.200 soggetti che risultano aver seguito l’intero ciclo vaccinale con la Petrillo».

Il sostituto procuratore Claudia Danelon ha aperto un fascicolo sulla vicenda che, al momento, resta a carico di ignoti e ipotizza il reato di omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica in certificati, commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.

Ma è probabile che, con l’inizio della prossima settimana, venga iscritto più di un nome sul registro degli indagati. Quindi non solo quello di Emanuela Petrillo, l’assistente sanitaria 31enne di Spresiano in provincia di Treviso, che prestò servizio a Codroipo dal novembre 2009 al dicembre 2015, ma anche chi evidentemente, poteva essere al corrente dei suoi comportamenti.

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Una madre con il figlio in braccio chiede informazioni sulla somministrazione del vaccino contro l'H1n1 a uno degli sportelli dell'Asl di via Statuto, Milano, 2 novembre 2009. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Intanto a carico della Petrillo, indagata dalla procura di Treviso, si profilano nuove accuse: non solo quella di falso e abuso di ufficio, ma anche il peculato.

In sostanza Petrillo, che continua a dichiarare l’assoluta estraneità fatti contestati, secondo l’accusa, quale incaricata di pubblico servizio sarebbe entrata nelle disponibilità dei vaccini, un bene dello Stato che poi avrebbe distrutto o utilizzato in altro modo, traendone profitto e arrecando un danno alla Usl 2 di Treviso fra il 25 gennaio e l’8 giugno 2016.

Sul fronte dell’inchiesta avviata nella Marca trevigiana è già battaglia legale sui prelievi effettuati dall’azienda sanitaria e mandati sia all’Istituto Superiore di Sanità che alla Procura per un eventuale incidente probatorio o per effettuare un accertamento tecnico irripetibile.

L’avvocato Paolo Salandin, difensore della Petrillo, intende chiedere che quei prelievi non vangano utilizzati poiché la difesa non ha assistito alla fase della raccolta, mentre Fabio Crea, il legale che rappresenta l’azienda sanitaria trevigiana, è sicuro.

«Riteniamo che i prelievi effettuati alla presenza dei Nas siano una garanzia sufficiente. È come quando la polizia giudiziaria acquisisce dal luogo di un delitto un reperto – prosegue Saladin – ad esempio un mozzicone di sigaretta, che poi viene analizzato. Non è obbligatorio farlo informando l’indagato».

Il legale della donna spiega che «il peculato è il reato più grave, ma anche il più difficile da dimostrare anche perché – osserva – se consiste nell’asportazione delle fiale di farmaco dalle disponibilità dell’azienda sanitaria non si capisce per quale ragione la mia cliente abbia dovuto farlo».

L’accusa di peculato, in caso di condanna, prevede, per i comportamenti contestati a Petrillo, una pena che può andare dai 4 ai 10 anni e mezzo. «Me l’aspettavo – aggiunge il legale – è un reato che, senza il ricorso a riti alternativi, prevede una pena molto elevata.

Se poi consideriamo che è unito all’abuso d’ufficio (accusa che la precedente indagine aveva ritenuto insussistente) e al falso, non c’è da essere sereni».

Ma non c’è solamente il fronte penale. Alla Petrillo, però, stanno per arrivare le richieste di risarcimento, complessivamente, dalle Usl di Udine e Treviso per oltre un milione di euro.

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