L'infettivologo: "Dati imbarazzanti, la profilassi sia obbligatoria"

Il dottor Bassetti rimarca le ragioni per le quali istituire il vincolo ai professionisti. «In gioco c’è la salute delle persone, la politica non speculi su questo argomento»

UDINE. Il dato del 10% di adesione alla vaccinazione antinfluenzale da parte del personale sanitario «è francamente imbarazzante». Ed è anche la dimostrazione «che l’invito pressante rivolto a medici, infermieri, operatori affinché, attraverso la vaccinazione, proteggano se stessi, i pazienti con cui entrano in contatto, i familiari, non è risultato fino ad ora sufficiente. Per cui - dichiara Matteo Bassetti, direttore della Clinica di infettivologia dell’Asui Udine - mi auguro che chi si troverà a governare la Regione, valuti la necessità di prevedere l’obbligatorietà della vaccinazione antinfluenzale per tutto il personale sanitario».



L’infettivologo lo aveva già detto in passato, proprio dalle pagine del Messaggero Veneto, che per il personale della sanità dovrebbe essere un dovere quello di difendere se stesso e i pazienti dalle principali malattie infettive, da quelle che appartengono alla categoria dell’infanzia (dal morbillo alla rosolia, dalla varicella alla pertosse) fino all’influenza. E in assenza di percentuali di adesione appropriate, la via da considerare doveva essere quella dell’obbligatorietà.

«Mi pare che il livello di consapevolezza tra il personale sanitario non aumenti, per cui la decisione conseguente non può che essere l’istituzione dell’obbligo. Che varrebbe la pena estendere anche in altri ambienti - prosegue Bassetti -. Penso ad esempio alla scuola. Bisognerebbe incoraggiare il personale scolastico, gli studenti, le famiglie, a scegliere la vaccinazione antinfluenzale.

Se esaminiamo i circa 7 milioni di italiani che l’influenza ha colpito quest’anno, diverse decine di migliaia di persone anche in Friuli Venezia Giulia, notiamo che la stragrande maggioranza appartiene alle categorie non a rischio e che il picco del contagio si è verificato al rientro a scuola dopo le vacanze.

I ragazzi sono tornati in classe, hanno contratto il virus dai compagni e, rientrati a casa, hanno colonizzato le rispettive famiglie, amici e parenti compresi. La scuola, come tutti i luoghi chiusi, può diventare una fucina di virus e infezioni, e quindi è uno di quei setting su cui appuntare l’attenzione».

Da qui l’invito «a chi governerà la Regione, a prescindere dal colore politico, ad assumere provvedimenti utili e coerenti per la difesa della salute delle persone. E quindi sostenere le campagne per la vaccinazione antinfluenzale, offrendola gratuitamente, nelle scuole, tra gli studenti e le famiglie, mentre per il personale sanitario - rimarca Bassetti - sarebbe opportuno istituire l’obbligo».

A proposito di obblighi, in altre Regioni, ad esempio l’Emilia Romagna, si sta sperimentando la vaccinazione obbligatoria contro morbillo, varicella, parotite e rosolia per tutti coloro che lavorano in reparti considerati ad alto rischio, come pronto soccorso, oncologia o neonatologia. In caso di diniego, è previsto il trasferimento del personale ad altre mansioni.

La ragione è intuibile: tra i contagiati dall’epidemia di morbillo dello scorso anno, oltre 4 mila 800, ben 315 erano operatori sanitari. «Si ritiene erroneamente che queste malattie infettive colpiscano solo i bambini. In realtà se non si è statio immunizzati perché non si è contratta l’infezione da piccoli, ci si espone al rischio di sviluppare la malattia in età adulta - spiega Bassetti -, con conseguenze a volte molto pesanti. Per il personale sanitario non vaccinato, in presenza di epidemie, il rischio è elevato e andrebbe assolutamente evitato».

Infine: «Non si utilizzi il tema delle vaccinazioni per fare campagna elettorale: in gioco c’è ben più di un voto da orientare con promesse improvvide basate su posizioni che di scientifico non hanno nulla. In gioco c’è la salute delle persone», conclude Bassetti.

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