L’informatizzazione blocca la revisione dell’auto: «O la carta o resti a piedi»

Renato D’argenio

PORDENONE. L’informatizzazione della pubblica amministrazione oltre a migliorare la trasparenza dei procedimenti, riducendo costi e tempi, dovrebbe semplificare la vita ai cittadini. Ma in un Paese, come il nostro, che campa di burocrazia anche i computer possono molto poco.

Emblematica è la storia del funzionario pubblico Vanni Tissino di Pordenone che, smarrito il certificato di proprietà della propria automobile, ha preferito la procedura informatica piuttosto che affidarsi alla vecchia denuncia su carta.

Mercoledì 16 febbraio, Tissino porta l’auto in officina per la revisione. Li si accorge di aver smarrito il certificato di proprietà. A piedi – «senza quindi muovere l’auto per evitare inutili rischi di sanzioni» – raggiunge la stazione dei carabinieri per la denuncia di smarrimento.

«Il gentile milite – racconta il funzionario – verifica che è possibile ottenere, grazie alla procedura informatica, il duplicato e mi chiede se voglio approfittare di questa possibilità».

Chi direbbe di no? Due “clic” e la copia è pronta. Convinto che il tutto si risolva in poche ore, Tissino accetta. Con il sistema PagoPa versa 10 euro e il gioco è fatto: il carabiniere gli consegna un permesso provvisorio di circolazione.

Ma la soddisfazione «di vivere in un Paese finalmente informatizzato» naufraga di fronte a quanto spiega il responsabile dell’officina: «Niente originale, niente revisione».

Perentorio, senza possibilità di replica. Insomma: no Campari, no party, o meglio non carta, non parti», sdrammatizza Tissino.

«Riporto l’auto a casa. Incredulo inizio a fare ricerche in rete, chiamo gli uffici della Motorizzazione, chiedo notizie a due agenzie automobilistiche. Nulla da fare. Il capo officina ha ragione: per la “burocrazia” italiana il permesso provvisorio di circolazione non consente di attestare che l’auto si trovi in perfette condizioni di marcia. La normativa dice che per poter fare la revisione, è necessaria la sola carta di circolazione in originale. Non è possibile effettuare la revisione con denunce di smarrimento o fogli di via. A Tissino non è restato altro da fare che parcheggiare la vettura in garage, sperando che l’originale non «sia consegnato tramite piccioni viaggiatori: “al massimo lo riproduciamo entro 60 giorni” mi ha spiegato una gentile telefonista».

Il bello è, come si diceva, che se il funzionario si fosse limitato a fare una denuncia di smarrimento, con quella stessa carta si sarebbe potuto far fare il duplicato in motorizzazione e, successivamente, fare la revisione. «Altro che limitazioni alla libertà di movimento imposte dal Green pass – conclude Vanni Tissino, che nel frattempo ha scritto all’Ufficio centrale della Motorizzazione civile e, per conoscenza, al ministro dei trasporti –. Il vero problema sono certe norme di sapore borbonico (o così interpretate), incapaci di tenere il passo con l’evoluzione informatica».

Argomenti:stato contro

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto