L’ira del sindaco «Piccini non scherzi sulla nostra storia»
AZZANO DECIMO. È polemica, tra il sindaco Marco Putto e il capogruppo di Azzano 33082, Massimo Piccini, sulle celebrazioni per il 4 novembre, tenutesi ieri ad Azzano. Una diatriba che corre sui...

AZZANO DECIMO. È polemica, tra il sindaco Marco Putto e il capogruppo di Azzano 33082, Massimo Piccini, sulle celebrazioni per il 4 novembre, tenutesi ieri ad Azzano. Una diatriba che corre sui social: il consigliere di opposizione ha attaccato, pur senza citarlo, il discorso del sindaco, la cui replica non si è fatta attendere. «Il 4 novembre 1918 entrava in vigore l’armistizio tra un’Italia sanguinante ma vittoriosa e l’impero Austroungarico – scrive Piccini su Facebook –. A tal proposito, mai come quest’anno e il prossimo assisteremo a celebrazioni cariche di emozioni in tutt’Italia. Ma, se volete sentire discorsi istituzionali originali in cui si shakera 25 per cento di Prima guerra mondiale con 25 per cento della Seconda, 25 per cento di fascismo e 25 per cento dell’immancabile resistenza partigiana che nulla c’entrano, venite ad Azzano. Della serie: la storia secondo il Manuale delle Giovani marmotte? Meno male che ci sono gli scolari a compensare e a tirarci su il morale».
«Buttarla in politica e nel revisionismo storico in una giornata così importante è deplorevole – risponde il sindaco su Fb –. Credo che nella giornata che ricorda la fine della Prima guerra mondiale, onorandone i caduti e nel contempo quelli di tutte le guerre, le forze armate e l’unità nazionale, una frase come la seguente non sia fuori luogo: “Ricordiamo i caduti in guerra e il tributo di sangue che anche il Comune di Azzano pagò nelle due guerre mondiali fu molto alto: 264 morti nella Prima, 173 morti nella Seconda, di cui 28 partigiani e 30 nei campi di prigionia tedeschi, vittime, soprattutto, dell’abisso in cui il fascismo spinse il nostro Paese”. Se a Piccini non piace che io citi in un singolo passaggio estrapolato da una riflessione più articolata “partigiani” e “fascismo”, non è un problema mio».
(m.p.)
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