Lo spettacolo della Passione In seimila alla Via crucis

All’evento ha partecipato anche il vescovo di Pordenone, Giuseppe Pellegrini Già alle 17 Erto era gremita di fedeli in attesa di assistere al rito secolare



Già alle 17 di ieri il centro storico di Erto ha iniziato a riempirsi di gente: l’insolita temperatura primaverile e il cielo sereno hanno infatti spinto almeno 6 mila persone ad assieparsi in ogni angolo del paese e della strada regionale 251 per assistere alla secolare Via crucis.

Si tratta di un ex voto che risale alla prima metà del Seicento (per scongiurare un’epidemia di peste) e che ogni anno viene portato in scena dagli abitanti in costume. Allo scoccare delle 20, con l’ingresso dei primi figuranti, non c’erano spazi liberi per auto e pedoni.

All’evento ha presenziato anche una delegazione della Diocesi di Concordia Pordenone con il vescovo monsignor Giuseppe Pellegrini. È stato proprio quest’ultimo ad aver “sdoganato” la Processione di Erto dopo alcuni decenni di “verifica” da parte delle autorità ecclesiastiche.

Il comitato organizzatore presieduto da Bortolo Filippin ha ringraziato il pubblico per la propria partecipazione di massa ma allo stesso tempo ha dovuto richiamare l’attenzione su certi comportamenti scorretti. «Purtroppo in passato c’è stato chi ha intralciato la rappresentazione o ha disturbato con telefonini e fasci di luce», ha spiegato Filippin. A tutela dell’evento si sono schierate alcune decine di persone tra agenti delle forze dell’ordine, alcuni dei quali inviati appositamente dal Bellunese, e volontari. Alcuni uomini in borghese hanno pattugliato le zone più periferiche dove si correva il rischio di effrazioni alle auto in sosta. Alla fine tutto si è risolto al meglio, senza particolari episodi da segnalare.

«Diciamo che siamo contenti per il tempo clemente che ci ha baciati dopo la pioggia fredda del 2018», ha concluso Filippin a nome di tutti i residenti coinvolti nella tradizione della Via crucis.

Gli archivi citano il 1631 come l’anno di avvio del voto popolare, indetto dai capifamiglia durante un’accorata assemblea pubblica. Erano i tempi della peste nera che stava decimando tutte le vallate attigue a Erto. Per questo all’artista bellunese Andrea Brustolon venne pure commissionato un Cristo in legno nero. Il paese si salvò miracolosamente e l’epidemia si è esaurita senza neppure una vittima.

In quasi 400 anni la rappresentazione è saltata soltanto l’edizione del 1964, pochi mesi dopo il disastro del Vajont che distrusse la valle e la sottostante cittadina di Longarone.

Non appena ebbero il permesso di far rientro in paese dalle autorità che avevano evacuato il sito, gli sfollati di Erto e Casso si riunirono e decisero di ripartire subito con la rappresentazione del Venerdì santo.

Da qualche anno è stato ripreso anche l’appuntamento del quadro vivente dell’Ultima cena all’esterno della chiesa parrocchiale. –



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