Lo strazio del papà Santo: «Nessuno me lo restituirà»

PASIAN DI PRATO. «Non potevo avere un figlio migliore. E ora nessuno potrà più restituirmelo». Santo Lo Castro è il papà di Emanuele. Se ne sta fuori dalla sua abitazione con il cugino Nicola Iacobello e un amico. Ha sperato fino all’ultimo di riabbracciare Emanuele. Era a Villanova durante le operazioni di soccorso.
«Quelle acque – dice - sono pericolose. Dovrebbero metterci qualche tabella, altrimenti la gente si tuffa». «Mio figlio – racconta – dava una mano a tutti. Faceva sorridere grandi e piccoli. Non mi ha mai dato un fastidio. Un ragazzo modello che dava una mano alla mamma anche per fare la spesa. Era bello e solare».
Con Emanuele condivideva anche la passione per la pesca. «Gliel’avevo detto io di farla. Lo accompagnavo la domenica. Siamo andati nel canale Ledra, ma anche a Monfalcone». E da poco aveva dato sfogo a un’altra passione, quella della musica. «Aveva cominciato – spiega - con i corsi di chitarra». «Ho sperato fino all’ultimo – conclude – che fosse ancora vivo. Purtroppo l’acqua in quel punto è a tratti profonda, torbida. Solo Dio può sapere cosa sia accaduto in quell’istante».
Fuori dall’abitazione di Emanuele si susseguono le visite di parenti, amici e conoscenti. A parlare è anche la zia Mariella. «Abbiamo pregato tutta la notte e la mattina – dice con un filo di voce poco fuori dall’uscio di casa –, abbiamo sperato fino alla fine perché suonasse il telefono o arrivasse qualcuno alla porta per riportarci vivo il nostro Emanuele. Anche ieri aveva detto ai suoi genitori dove andava. E come sempre c’erano state le raccomandazioni. Ma lui diceva sempre quando tornava, cosa faceva, con chi andava. Era un ragazzo con la testa sulle spalle. Sapeva nuotare, aveva anche la licenza per la pesca e quei posti li conosceva benissimo».
La comunità di Colloredo di Prato, intanto, è sotto choc, incredula e spaesata di fronte alla tragedia. La famiglia Lo Castro è molto conosciuta in paese. La casa è nella centralissima via Udine, poco distante dalla chiesa. La gente entra nei bar e nell’edicola e chiede notizie, ma pochi vogliono parlare.
A rendere visita alla famiglia Lo Castro anche il parroco, don Angelo Cinello che conosceva molto bene il diciassettenne, in quanto animatore del centro vacanze dell’oratorio. «Era all’inizio della sua vita. Sembra tutto così incredibile – dice il prelato –. Era un nostro collaboratore. Era un bravo ragazzo. Mi sono recato dalla madre poco fa. Era disperata e ho cercato di farle forza. Ma in questi momenti c’è solo spazio per il dolore, il silenzio e la preghiera. Provate a immaginare voi una madre che perde il proprio figlio di 17 anni cosa può provare. Spero che i genitori abbiano solo la forza di affrontare questo difficile momento e di rialzare la testa».
Emanuele aveva ricevuto la Cresima poco meno di un mese fa. Daniele Degano e Paolo Vatri lo avevano seguito durante il catechismo. «Sono ancora scosso, come nonno e come catechista, e fatico a trovare le parole. Emanuele era un ragazzo mite, semplice e dalle belle speranze. Sono stordito per quanto è accaduto e senza fiato – dice Degano faticando a trovare le parole giuste –. Aveva una grande gioia di vivere e ci mancherà».
Paolo Vatri preferisce affidare le sue parole a un semplice messaggio sul cellulare. «Non credo di aggiungere molto a quello che dicono gli altri di Emanuele – così scrive. – Era un ragazzo sensibile, un po’ timido, ma con un sorriso disarmante».
In via dell’Asilo al civico 5 c’è il centro vacanze organizzato dalla Filarmonica. L’attività continua nonostante la scomparsa di Emanuele. Lì troviamo Marcello Di Benedetto, caposquadra della protezione civile, l’anima del ricreatorio. «È come se avessi perso un nipote – queste le sue prime parole –. Qui, a Colloredo di Prato, siamo tutti una grande famiglia. Siamo ancora un paese rurale, di vecchia impronta. È una realtà molto unita. Ed Emanuele, che era molto legato alla parrocchia, era un po’ uno dei motori del paese. Due settimane fa abbiamo festeggiato insieme la “Madonna De Rovere” con una messa e un pranzo, al quale hanno partecipato 220 persone. E lui era lì a darci una mano, come sempre».
Nel cortile dell’edificio troviamo anche un’amica di Emanuele. A quel bagno sul Tagliamento doveva esserci, ma poi gli ultimi impegni con il ricreatorio le hanno fatto saltare tutti i piani. «Siamo un gruppo di 10 – 15 amici, inseparabili – racconta –. L’ho visto l’ultima volta martedì sera dopo le prove del coro. Siamo andati ai “Lavadors” come sempre per chiacchierare e guardare le stelle. Io ho conosciuto Emanuele e il suo gruppo a Pasquetta e da quel momento non ci siamo più persi di vista. Ci sentivamo ogni giorno. Gli piaceva andare sul Tagliamento. Ho saputo della sua scomparsa pochi minuti dopo. Siamo stati avvisati nel gruppo di whatsApp. All’inizio non capivo. Ero incredula. Poi mi ha chiamato un’amica e mi ha spiegato cosa era successo. Ancora adesso mi sembra tutto impossibile».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto