Lobo staccato in partita Rugbista condannato a 4 mesi di reclusione
Lobo staccato durante la partita, rugbista condannato in primo grado a quattro mesi di reclusione, con la condizionale, per l’ipotesi di lesioni.
L’episodio risale al 16 dicembre 2018. Sul campo di Polcenigo si disputava il match fra la Pedemontana Livenza rugby e i Grifoni rugby Oderzo. In una mischia chiusa, il pilone destro della Pedemontana Livenza Marco Chesani, 37 anni, si è ritrovato con l’orecchio destro sanguinante e senza lobo. Era testa a testa con il pilone sinistro dei Grifoni rugby Oderzo Riccardo Amedeo Fabris, 27 anni. Sin dall’inizio Chesani ha riferito di essere stato morso dall’avversario e Fabris, invece, ha sempre respinto l’accusa.
Ieri, dopo un combattuto processo in abbreviato e una consulenza tecnica affidata dal giudice alla ctu Barbara Polo Grillo, il gup Giorgio Cozzarini ha condannato Fabris per lesioni riconoscendogli le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante del motivo abietto contestato dall’accusa.
Nella requisitoria il pm Maria Grazia Zaina, titolare dell’indagine, ha evidenziato come sia la consulenza tecnica affidata a Giovanni Del Ben, sia quella del ctu Polo Grillo (senza contare il primo referto medico) abbiano concluso che la lesione al lobo di Chesani è compatibile con un morso.
Per gli inquirenti da un filmato della partita si evincerebbe che l’imputato abbia sputato dalla bocca qualcosa sul campo: l’accusa ha concluso che si trattasse del lobo. Quanto all’ipotesi difensiva, che la lesione sia stata procurata da uno sfregamento, il pm Maria Grazia Zaina ha ricordato che i medici legali Del Ben e Polo Grillo non hanno riscontrato altri segni (ematomi, graffi o abrasioni) che invece avrebbero dovuto essere presenti in uno strappo fortuito.
Gli avvocati Francesca Ginaldi e Marco Rebecca, difensori dell’imputato, hanno preannunciato appello. «Per conto nostro il fatto non è assolutamente provato», ha dichiarato Ginaldi.
Rebecca ha sottolineato come il lobo si sia strappato per sfregamento durante la mischia: «Questo lo dice il nostro consulente di parte, l’unico specialista del processo, il professor Franco Bassetto, direttore della chirurgia plastica ricostruttiva di Padova».
«Riteniamo che il giudice non abbia tenuto nel dovuto conto le testimonianze del rugby Polcenigo che scagionano l’imputato – ha aggiunto Rebecca –. Fabris ha chiesto subito all’arbitro e poi ai giocatori avversari di guardargli in bocca, per accertarsi che non era affatto sporca di sangue. Ha sputato sul campo proprio per questa ragione, per far vedere che in bocca non aveva nulla. Queste testimonianze non sono state adeguatamente valorizzate, credo che lo saranno in appello».
L’avvocato Fabrizio Leone, per conto di Fabris, farà ora valere in sede civile la richiesta di risarcimento dei danni.
«Mi dispiace per il ragazzo – ha dichiarato a caldo Chesani dopo la sentenza –. Se mi avesse chiesto scusa, non sarebbe andata così. Mi dispiace anche che continuino a darmi del bugiardo. Non sono riusciti a ricostruirmi il lobo, con questa ferita devo conviverci. Mi hanno dato una invalidità del 5-6%». —
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