Lockdown, ecco l’effetto sulle emissioni in Italia: -20%

Il lato positivo del lockdown dovuto al Covid-19? La riduzione, seppur temporanea, di gas a effetto serra in Italia.  A sostenerlo è il primo studio scientifico che valuta l’effetto “proattivo” del lockdown in Italia, o in altre parole l’effetto che il virus ha generato sui livelli di inquinamento

Il lato positivo del lockdown dovuto al Covid-19? La riduzione, seppur temporanea, di gas a effetto serra in Italia.  A sostenerlo è il primo studio scientifico che valuta l’effetto “proattivo” del lockdown in Italia, o in altre parole l’effetto che il virus ha generato sui livelli di inquinamento. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica “Science of the Total Environment”, è stata realizzata in collaborazione tra la Aarhus University di Copenaghene e l’Istituto di Scienze e Tecnologie del Lussemburgo e condotta da due ricercatori italiani: Dario Caro e Benedetto Rugani. 

“Abbiamo osservato una riduzione di circa il 20% di gas a effetto serra emessi in atmosfera”, spiega Benedetto Rugani, ricercatore al dipartimento di Ricerca e Innovazione Ambientale dell’Istituto di Scienze e Tecnologie del Lussemburgo. “Una stima importante se si considera che ridurre l’emissione di questi gas contribuisce a soddisfare l’impegno preso dai governi di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali”.

“Una diminuzione maggiore si è avuta in quelle che sono le zone più industriali d’Italia proprio perché quelle sono le maggiori fonti di emissione”, aggiunge Dario Caro, ricercatore del dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università danese di Aarhus, con sede a Copenhagen. “Lo studio – aggiunge Caro - ha riguardato esclusivamente il settore energetico italiano, che però copre circa l’80% delle emissioni nazionali. In particolare, la diminuzione degli spostamenti è stata importante così come lo spegnimento delle industrie. In generale, è la riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili (derivati dal petrolio) che ha reso possibile questo risultato”.

Perché la riduzione dei gas ad effetto serra non è immediata come quella degli inquinanti classici che invece possono essere osservati anche da immagini satellitari che infatti ci hanno mostrato evidentemente la loro diminuzione?

D. Caro: “Perché i gas ad effetto serra hanno un tempo di vita molto lungo in atmosfera a differenza degli inquinanti classici. La CO2 ad esempio, che è il gas ad effetto serra maggiormente rilasciato da attività umane, ha un tempo di vita in atmosfera stimabile nell’arco di 100 anni. Questo significa che oggi troviamo in atmosfera anche la CO2 rilasciata un secolo fa. È ovvio che in due mesi di lockdown non si può percepire una riduzione al cospetto di così tanti anni di accumulo di questi gas in atmosfera. L’unico modo per osservare la riduzione avvenuta durante il lockdown è attraverso un approccio analitico come ad esempio il calcolo della carbon footprint prima e durante il lockdown. Ed è ciò che abbiamo fatto”.

Quali sono stati gli effetti positivi di questo lockdown in termini ambientali?

D. Caro: Per quanto riguarda gli inquinanti atmosferici classici, una loro riduzione ha significato immediati benefici in termini di qualità dell’aria, specie in aree particolarmente inquinate. Invece, per i gas ad effetto serra, è stata una piccola goccia che però può rappresentare un buon punto di partenza. Non è più, e non è mai stato, l’uomo e l’ambiente, bensì l’uomo nell’ambiente. Se non rispettiamo le leggi che la natura ci impone diventiamo inermi nel momento in cui essa risponde negativamente ai nostri input. Anche da un punto di vista economico non ha più senso non considerare gli aspetti sociali ed ambientali nel momento in cui quando la natura ti risponde sei costretto a far collassare anche il tuo sistema economico. Serve che si vada verso uno sviluppo sostenibile in cui non solo gli aspetti economici ma anche quelli sociali e ambientali assumano peso decisionale”.

Lo studio ha anche valutato il trend dell’impronta di carbonio associata a tre possibili scenari di ripresa delle attività di consumo basati sull’andamento del PIL atteso per il 2020, in risposta alla crisi economica e il risultato è sconcertante. Anche in uno scenario assolutamente pessimistico di ripresa economica (con un calo del PIL maggiore del 9% rispetto al 2019) i livelli dell’impronta di carbonio medi per Euro di prodotto interno lordo si attesterebbero al di sopra di quelli registrati dal 2015 al 2018.

Tornare al solito regime produttivo cancellerà i risultati di questi 3 mesi o verranno "capitalizzati"?
D. Caro: “Questo è un punto fondamentale. Noi abbiamo semplicemente chiuso un rubinetto ma non ne abbiamo aumentato l’efficienza. Nel momento in cui il rubinetto si riapre tutto torna come prima. La sfida fondamentale per i prossimi anni è riuscire a tenere aperto quel rubinetto impattando meno. Per l’Italia questo significa soprattutto una mobilità più sostenibile ed una forte spinta verso il rinnovabile”.

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