Lockdown per i nonni, gli esperti: «Isolare oltre 400 mila anziani è irrealizzabile, sarebbe una “deportazione”»

In Friuli Venezia Giulia 401.373 persone rischierebbero di finire in isolamento se venisse applicata l’ipotesi analizzata dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), secondo la quale per evitare il secondo lockdown generalizzato e contenere la pressione della pandemia da coronavirus sul sistema sanitario, si potrebbero isolare gli anziani.
Il condizionale è d’obbligo perché la proposta non solo è di difficile attuazione, ma per gli anziani implicherebbe risvolti psicologici di non poco conto. Non a caso il direttore della Scuola di specializzazione in Geriatria dell’Università di Udine, Alessandro Cavarape, pur comprendendo la finalità della ricerca, definisce la proposta «irrealizzabile». In questo agire, l’esperto vede i connotati di una vera e propria «”deportazione”» di massa.
Lo studio
Lo studio parte dal dato di fatto che l’82 per cento dei morti provocati finora, in tutto il mondo, dal Sars-Cov2 aveva più di 70 anni e il 94 per cento più di 60. Applicando il lokdown solo per le fasce d’età più a rischio, la mortalità diretta causata dal virus scenderebbe dallo 0,8 per cento della popolazione allo 0,39 isolando solo gli ultraottantenni. Si dimezzerebbe.
«Se poi – scrive il ricercatore Matteo Villa – riuscissimo a isolare efficacemente gli ultra-sessantenni, la mortalità scenderebbe allo 0,07 per cento». Risulterebbe circa dieci volte inferiore all’attuale percentuale. Ma quando si tratta di persone la statistica basta a suffragare una tesi? È lo stesso ricercatore a porsi più di una domanda: «L’isolamento selettivo può essere efficace?».
I dubbi non mancano soprattutto se ci si sofferma sui problemi logistici che non sempre consentono di isolare una persona in un’abitazione e sugli aspetti psicologici che potrebbero indurre gli anziani a trasgredire. Nel suo studio, il ricercatore fa anche un’analisi economica e, nel farlo, definisce «impensabile» trovare soluzioni abitative diverse dalle proprie case per gli ultra-sessantenni: sono un terzo della popolazione e i costi sarebbero proibitivi. In questo senso, l’Ispi ritiene troppo rischiosa pure l’ipotesi dei Covid-hotel dove potrebbero ripetersi le stesse dinamiche di contagio avvenute, nella prima fase, in diverse case di riposo anche nella nostra regione.
«Risulta – conclude Villa – decisamente preferibile un isolamento “diffuso” sul territorio ciascuno nella propria abitazione. Detto tutto ciò, però, secondo il ricercatore è «sbagliato ritenere che quella dell’isolamento selettivo sia un’opzione da scartare o da non considerare a priori. La consapevolezza che l’isolamento selettivo non possa essere “la” soluzione, ma soltanto una tra le diverse possibilità da valutare, non dovrebbe impedirne una serena (ma urgente) discussione».
L’esperto
Il direttore della Scuola di specializzazione in Geriatria dell’ateneo friulano la pensa diversamente. Cavarape di anni ne ha 61 e anche lui potrebbe finire in isolamento assieme a oltre 401 mila ultra sessantenni. «Non mi piacerebbe essere isolato» afferma con determinazione il professore non senza aggiungere: «È facile pensare di isolare come topi da laboratorio gli ultra sessantenni per prevenire grossi guai. Teoricamente è vero, ma nella vita reale vanno fatte altre valutazioni». Isolare le persone «vorrebbe dire staccarle dalle proprie case e allontanarle dagli affetti».
Anche il docente si pone più di una domanda: «Come potremmo fare una cosa del genere? Che danni psicologici faremmo alle persone? A questo grande problema – aggiunge – nessuno può rispondere». Dal punto di vista sanitario ed etico Cavarape ritiene più idoneo un lockdown generalizzato di un mese per tutti. «Anche se in teoria è comprensibile, mi sembra irrealistico e irrealizzabile chiudere in casa gli anziani, nella pratica – insiste – potremmo indurli alla depressione creando seri problemi di isolamento sociale». Ed è a questo punto che Cavarape associa l’isolamento degli anziani a «una deportazione».
Inizia così la critica del difensore civico regionale sullo studio dell’Ispi. «Continuo a respingere questa proposta – ripete De Pauli – l’isolamento è disastroso per gli anziani. In assenza di patologie pregresse di un certo tipo e di un’età avanzatissima credo sia ingiusto isolare gli ultra sessantenni, una fetta di popolazione ancora produttiva e spendacciona». Il difensore civico non cambia idea: «Isolando solo gli anziani verrebbero accantonati i diritti individuali». Inutile dire che quando si parla di anziani il pensiero di tutti va soprattutto agli ospiti delle case di riposo, i più esposti alle conseguenze del contagio, che per ragioni di sicurezza non possono ricevere le visite dei parenti.
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