L’odissea dell’avvocato: "Io, viva per miracolo"

Dalle coste della Repubblica del Gibuti, passando per la Turchia fino al rientro a Udine. Sono le tappe del viaggio che ha riportato a casa, miracolosamente sana e salva, Michela Paulitti, 38 anni, originaria di Mortegliano, vicesindaco e assessore ai Servizi sociali in quel comune, fino a poche settimana fa. Michela vive da diversi anni a Udine, è avvocato e attualmente collabora con lo studio legale Miculan.
Il viaggio in Africa
Michela ha una grande passione per il mare e le immersioni subacquee che la portano in tutto il Mediterraneo e anche in coste ben più lontane. Con altri tre amici del centro sub Deep Diving Udine, è partita il 26 dicembre per una vacanza nel Gibuti. Situato nella parte settentrionale del Corno d’Africa, all’imboccatura meridionale del Mar Rosso, questo stato africano è uno dei paradisi dei sub tanto da essere soprannominato “l’autostrada degli squali balena”, molto numerosi in quelle acque tra novembre e febbraio.
L’incidente
L’ultimo giorno della vacanza, il primo gennaio scorso, Michela mette accidentalmente il piede in una botola aperta della barca e cade sulla schiena. «I dolori erano forti – ricorda nella sua stanza dell’ospedale –, ma ho sopportato credendo fosse soltanto la conseguenza della botta. Non ho pensato ad una frattura». Il giorno dopo, tutto il gruppo parte per tornare in Italia dall’aeroporto di Gibuti City: «Dopo mezzora dal decollo – racconta Paulitti – ho iniziato a respirare a stento e a sentire un senso di oppressione insopportabile sul petto. Pensavo di morire».
L’arrivo a Istanbul
Dopo oltre cinque interminabili ore di volo durante le quali è stata soccorsa con dell’ossigeno, l’aereo atterra a Istanbul e solo dopo altri 45 minuti di attesa è portata alla clinica dell’aeroporto per i raggi al torace. Risultato: quattro costole rotte e un pneumotorace iperteso destro, ovvero un accumulo d’aria nella cavità pleurica che non permette l’espansione del polmone causandone il collasso e, nella maggior parte dei casi, l’arresto cardiaco. Vista la gravità della situazione, finalmente in pochi minuti arriva l’ambulanza.
«Quel viaggio è stato un momento terribile e interminabile: non respiravo, ero senza forze e sono svenuta più volte, avevo davvero paura di morire. Quando sono arrivata in ospedale i miei valori in effetti erano quelli di una “morta”, come mi hanno poi raccontato i dottori: 70 su 60 di pressione sanguigna e saturazione (ovvero la percentuale di emoglobina satura di ossigeno presente nel sangue) al 65%».
Salva per miracolo
Se si pensa che in una persona in condizioni normali questa percentuale ha valori ottimali tra il 97 e il 98%, Michela Paulitti è salva per miracolo e i medici tuttora non si spiegano come sia sopravvissuta tutte quelle ore: forse merito di un cuore forte, di tanta forza d’animo o soprattutto – come sottolinea lei – di tanta, tanta fortuna.
«A Istanbul mi hanno subito “bucato” il fianco destro con un tubo di drenaggio che permette la fuoriuscita dell’aria dal polmone e che lo aiuta a ritornare a regime. Il momento più brutto, però, è stato quando i miei amici del gruppo, che sono rimasti con me fino all’ultimo minuto possibile, sono dovuti tornare in Italia: sono rimasta per tre notti sola in Turchia, con tutta la paura per le mie condizioni, per la lontananza da casa e la voglia di abbracciare i miei cari».
Il ritorno in Italia
Nel frattempo in Italia la famiglia si era già messa in moto con i responsabili dell’assicurazione che ha prontamente risposto: l’obiettivo era riportare a casa Michela prima possibile. Il problema, però, era che in quelle condizioni non poteva volare normalmente, se non monitorata e attaccata costantemente al drenaggio.
Martedì uno speciale volo-ambulanza della Global Assistance, con a bordo il direttore sanitario dell’Aci Global e due infermieri, carica Michela e dopo circa tre ore di volo atterra all’aeroporto di Ronchi. Ad attenderla c’è un’ambulanza che la porta nel reparto di terapia intensiva universitaria, nel nuovo padiglione dell’ospedale di Udine, dove è rimasta fino a ieri. «I medici, gli infermieri e tutto il personale sono stati degli angeli, tutti attenti e gentili, mi hanno accolta e coccolata con le migliori cure possibili».
La passione per il mare
Ormai fuori pericolo, ieri Paulitti è stata trasferita nel reparto di medicina d’urgenza in attesa che il polmone “torni a parete”, ovvero che riprenda normale forma e funzionamento. Ad oggi i medici non sanno ancora quando potrà essere dimessa.
«Fino al momento di quella stupida caduta, è stata una vacanza bellissima: è stata la mia prima mezzanotte di capodanno in immersione, un’emozione unica fare il conto alla rovescia sott’acqua!».
L’amore per la subacquea è nato un paio di anni fa durante un viaggio in Egitto sul Mar Rosso: da quella data Michela ha preso i vari brevetti di apnea e quelli subacquea “deep” (di profondità) con Deep Diving Udine, l’associazione sportiva con cui si immerge e con cui si è formato un gruppo di amici affiatato. «Non vedo l’ora di riprendermi completamente e ricominciare, seppur per gradi, a tornare in acqua».
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