L'odissea di una paziente positiva al virus: "Dopo 33 giorni ricoverata in reparto Covid non riesco a negativizzarmi"

Quarantena senza fine per una cinquantenne. Nel padiglione Ruffo, in via Ettoreo, la cittadella della salute offre 18 posti letto per contagiati: in poche ore dalla dimissione di un paziente, il reparto è di nuovo al completo.

SACILE. Trentatrè giorni con il coronavirus in tre ospedali: al Cattinara di Trieste, poi a Udine e alla fine nel reparto Covid-19 a Sacile: è questa la quarantena senza fine di una cinquantenne. Nel padiglione Ruffo, in via Ettoreo, la cittadella della salute offre 18 posti letto per contagiati: in poche ore dalla dimissione di un paziente, il reparto è di nuovo al completo.

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«Il mio è un calvario di oltre un mese, perché non mi negativizzo al coronavirus – si sfoga la paziente –. Il pensiero è sempre fuori dal reparto e concentrato sulla mia famiglia, i figli a casa. A Sacile si è assistiti molto bene, ma voglio guarire».

I test sono sempre positivi da 33 giorni e la quarantena sembra interminabile per la cinquantenne: ci sono altri casi con i tempi lunghi di “negativizzazione” al coronavirus. «I pazienti Covid sono completamente isolati nel polo sanitario a Sacile come altrove – ha verificato il comitato No tagli a Sacile –. L’età dei ricoverati è scesa, dopo la dimissione di tanti anziani arrivati da Casa Serena a Pordenone e i contatti con le famiglie e amici sono consentiti unicamente al cellulare e in video-chiamate».

Passano il tempo guardando la tivù, riposando e curandosi. «L’organico è aumentato di una unità nel turno di notte per l’assistenza nel reparto Covid a Sacile – ha detto Gianfranco Zuzzi del comitato No Tagli –. Ci sono due operatori socio sanitari e due infermieri, anche se i medici sono di giorno. L’ambiente sanitario è ben organizzato, nessuno degli operatori è stato contagiato e questo è un segno chiaro della sicurezza interna. Il problema è anche quello di trovare personale a tempo determinato e di predisporre anche un polo a Sacile per i tamponi rapidi».

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Il reparto Covid-19 di media intensità ha sfrattato l’area riabilitativa Rsa, al primo piano del padiglione Ruffo e 15 operatori sono sottoposti ai controlli dei tamponi ogni sette-dieci giorni.

«L’Azienda sanitaria dovrebbe installare un “drive in” per il tempone rapido a tutti i dipendenti in via Ettoreo, per snellire i tempi di attesa del referto – ha aggiunto Zuzzi –. Chiediamo che si aperto anche ai sacilesi e utenti dell’Ambito di sette comuni territoriali: tanti vanno a Conegliano per sottoporsi al test rapido, oppure pagano 80 euro per il test privato. Chiediamo all’Asfo di accelerare i tempi e valorizzare la struttura sanitaria a Sacile».

In ballo c’è anche il futuro ripristino dell’attuale reparto Covid-19 in area riabilitativa Rsa. «Chiediamo garanzie – ha incalzato Zuzzi – per il ripristino, a fine pandemia, del reparto Rsa».

Se ne riparlerà nel 2021, intanto 15 operatori sanitari nel reparto Covid a Sacile sono esposti al rischio contagio nei turni di otto ore e guadagnano 56 euro al giorno con un contratto a tempo determinato, al fianco di sette infermieri e medici. «Una scelta professionale – ha concluso Zuzzi – che merita un riconoscimento. Sono gli angeli della sanità»

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