L'omeopata: "Seguiamo il criterio del buonsenso"

Paolo Baron, considerato in Friuli uno dei decani dell’omeopatia, chiarisce qual è la posizione ufficiale degli omeopatici. Non è certo quella di curare l’otite senza antibiotici

UDINE. «Siamo medici, dobbiamo tener fede al giuramento di Ippocrate, ci appoggiamo alla medicina convenzionale e solo quando ci serve per il raggiungimento della salute e del benessere del paziente ricorriamo alle cure alternative».

Paolo Baron, considerato in Friuli uno dei decani dell’omeopatia, iscritto fin dalla sua istituzione nell’apposito registro dell’Ordine dei medici, chiarisce qual è la posizione ufficiale degli omeopatici. Non è certo quella di curare l’otite senza antibiotici.

«Non pensiamo assolutamente che una cosa debba essere esclusiva, questa posizione non la condividiamo». Baron prende le distanze dall’atteggiamento del medico di Cagli che aveva in cura il bambino morto a 7 anni per un’otite, non accetta che un collega cerchi di imporre al personale del 118 «una semplice terapia domiciliare».

Il caso continua a far discutere e soprattutto a straziare i cuori di chi non accetta che un bambino possa morire in quel modo. «Di fronte a problemi legati a ipertensione, otite, broncopolmonite nessuno si sognerebbe di non prescrivere l’antibiotico.

Prima di farlo si possono attendere i canonici due giorni per valutare la tipologia della malattia, ma una volta superato questo spazio temporale non ci si può arroccare esclusivamente sulle cure omeopatiche» insiste Baron nel ribadire che i medici friulani iscritti nel registro dei professionisti che praticano le medicine alternative seguono «solo il criterio del buonsenso e della buona pratica clinica».

Questo perché, ripete il decano dell’omeopatia, «prima di tutto siamo medici».

Il medico omeopata ricorda anche il caso di un medico omeopata molto ligio che, alcuni anni fa, per rispettare le sue idee fece morire il figlio di broncopolmonite e insiste a dire che le due pratiche, quella ufficiale e quella non convenzionale, devono andare a braccetto.

L’omeopatia non può escludere le cure convenzionali. Pure Baron ritiene l’omeopatia adatta per curare i dolori, «una patologia – sottolinea – contro la quale i nostri nonni usavano l’arnica o, nel caso di ernie, gli estratti di ananas e papaia», ma non certo per bloccare un’infezione o per sostituire la somministrazione di un diuretico che quando serve va prescritto.

Lo sanno anche i pazienti perché nella stragrande maggioranza dei casi si rivolgono all’omeopata «quando le altre medicine non sono risultate efficaci».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:sanità

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto