Lotta alla tratta dei cuccioli: record di sequestri in Fvg

PORDENONE. Il Friuli Venezia Giulia è la regione nella quale si è registrato il maggior numero di sequestri di cuccioli importati illegalmente, in quanto area di confine.
Ma proprio perché i controlli sono scrupolosi, la rotta dell’importazione clandestina si sta spostando, sebbene molto lentamente, verso la Puglia, via nave. È quanto emerso ieri, nel corso del convegno organizzato dalla Lav a Pordenone proprio sul traffico dei cuccioli, 8 mila ingressi al mese dall’Est Europa.
I principali “fornitori” si trovano in Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia: «I cuccioli – anche di poche settimane di vita, mentre per essere spostati nella Ue dovrebbero avere almeno tre mesi e 21 giorni – affrontano viaggi estremamente lunghi, in condizioni drammatiche, spesso a bordo di auto non autorizzate né autorizzabili, accompagnati a documenti contraffatti, ovvero in piena clandestinità», ha detto Ilaria Innocenti, responsabile del settore cani e gatti della Lav nazionale, coautrice con Macri Puricelli del libro “La fabbrica dei cuccioli”, Sonda editore.
In Italia i principali committenti «sono negozianti e allevatori» che chiedono soprattutto razze di piccola taglia. Un traffico reso possibile da «vere e proprie organizzazioni criminali» che movimentano un business da 300 milioni l’anno.
La tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est è un affare in mano a persone senza scrupoli. Il corpo forestale del Friuli Venezia Giulia nel 2013 ha sequestrato 128 cuccioli di cane, nel 2014 ben 407 oltre che 5 di gatto. Le regioni dove si registra il maggior numero di sequestri sono Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Veneto. Le nuove rotte, dopo quella dell’Est verso il Friuli, sono da Malta alla Sicilia, dall’Italia alla Tunisia.
Il libro presentato al convegno approfondisce, inoltre, il caso di un traffico stroncato al confine tra Italia e Slovenia dal corpo forestale regionale.
Una cinquantina di cani destinati a Campania e Puglia, liberi grazie alla “soffiata” giunta all’agente Claudia Comelli, che ha lavorato anche nell’inchiesta che ha portato, all’inizio del 2015, al sequestro preventivo di beni immobili e di due allevamenti di cani a Pocenia e Remanzacco e in un negozio di Maniago (otto persone indagate). Ancora, nel volume viene fotografata la realtà del Centro recupero di fauna selvatica di San Canzian d’Isonzo.
«Cani venduti on line sfruttando siti amici degli animali, a porta a porta, esportati per 30-50 euro e rivenduti a prezzi superiori di venti volte, ceduti in prossimità di caselli autostradali».
Cosa fare, dunque, per mettere fine a questo traffico? «Il ruolo centrale ce l’ha il cittadino che dovrebbe preferire l’adozione all’acquisto». Quindi le proposte istituzionali, avanzate anche dall’avvocato Alessandra Marchi: «Occorre ottenere la collaborazione dei Paesi dell’Est e uniformare le normative», intensificare i controlli in allevamenti e negozi, incrociando i dati nei microchip.
«In Friuli Venezia Giulia – ha ribadito – si registra un transito incredibile di animali, copriamo buona parte delle statistiche». A riferire sulle recenti indagini andate a buon fine (a dicembre a Pordenone venne scoperto il traffico di 26 cuccioli di razza) sono stati il giudice per le indagini prelimiari Roberta Bolzoni e il pubblico ministero Marco Brusegan, quindi la presidente dell’Ordine dei medici veterinari Eriberta Ros, un ispettore della Polizia di Stato e Guido Iemmi della Lav.
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