L’ozonoterapia per curare il Covid: premiato in Abruzzo il friulano De Monte

UDINE. Dopo i risultati arriva il riconoscimento per Amato De Monte, il direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc), che ieri, a Pescara, ha ritirato il premio “Medicina Italia”. De Monte si è distinto per aver sperimentato l’ozonoterapia nella cura dell’infezione da coronavirus. «Il fatto che ci sia anche Udine tra i sei premiati – ha affermato il direttore al ritorno da Pescara – è motivo d’orgoglio». Nel riconoscere il lavoro di gruppo che sta alla base della cura testata nel capoluogo friulano, De Monte attribuisce il premio a tutti coloro che assieme a lui hanno reso possibile la sperimentazione. «Il premio – ribadisce – è un riconoscimento per il lavoro fatto da tutto lo staff, dal direttore della clinica Malattie infettive Carlo Tascini, e dalla direzione aziendale che senza esitazione ha appoggiato l’utilizzo dell’ozono nella cura del Covid».
Giunto alla sua quinta edizione, a cura del giornalista Paolo Minnucci, il premio “Medicina Italia” viene consegnato a ricercatori e clinici che si sono distinti in Italia e all’estero. Quest’anno, nell’era Covid, oltre a De Monte hanno ritirato la targa il professor Fabrizio Pregliasco dell’università di Milano, l’immunologo Pio Conti affiliato alla Tufts university di Boston, il dottor Paolo Ascierto dell’Istituto tumori di Napoli, il dottor Massimo Andreoni dell’università Roma Tor vergata e la ricercatrice, Antonella Santuccione, co-fondatrice e direttrice del Womens’s brain project (Wbp). L’attenzione della giuria del premio era tutta rivolta al Covid, tant’è che nel corso della cerimonia è stato fatto un punto anche sulla situazione epidemiologica.
L’ozonoterapia è stata considerata una nuova frontiera nella cura dell’infezione. Forte della esperienza maturata sul campo, De Monte ha deciso di testarla sui pazienti Covid quando si è ritrovato con il reparto pieno di ammalati gravi. Era la prima ondata e il Sars-Cov2 si presentava come uno sconosciuto. In quella situazione bisognava osare e di fronte al possibile utilizzo dell’ozono che non dà effetti collaterali, la direzione aziendale ha dato fiducia al suo direttore.
A marzo sono stati trattati i primi 36 pazienti, solo uno è stato accolto in terapia intensiva e intubato. Tutti gli altri, nonostante avessero sviluppato la polmonite e difficoltà respiratorie gravi, hanno intrapreso il percorso inverso e, in pochi giorno, sono rientrati dalle loro famiglie. Udine è stato tra i primi ospedali italiani a sperimentare l’ozonoterapia dopo aver ottenuto l’autorizzazione aziendale. Il Comitato etico unico regionale del Friuli Venezia Giulia, invece, ha autorizzato lo studio randomizzato tutt’ora in corso. I risultati sono stati pubblicati recentemente dalla rivista internazionale edita da Springer “Internal and Emergency Medicine”.
Nell’articolo Carlo Tascini, Giovanni Sermann, Alberto Pagotto, Emanuela Sozio, Chiara De Carlo, Alessandro Giacinta, Francesco Sbrana, Andrea Ripoli, Nadia Castaldo, Maria Merelli, Barbara Cadeo, Cristiana Macor e De Monte, descrivono gli effetti della cura: l’ozonoterapia rallenta gli effetti dell’infezione da Sars-Cov2. È una terapia poco costosa e non provoca effetti collaterali. Questi i passaggi essenziali del progetto clinico frutto della collaborazione tra strutture e personale.
Ieri De Monte ha ripercorso le tappe in una sala senza pubblico a seguito della pandemia e davanti all’assessore alla Salute della Regione Abruzzo. Non avendo effetto collaterali, l’ozonoterapia richiama sempre l’attenzione. È accaduto anche a Pescara soprattutto quando De Monte ha spiegato che a spingerlo in questa direzione sono stati i risultati che aveva già potuto osservare in 20 anni di professione. “Se l’ozonoterapia porta benefici ai pazienti con ulcere, insufficienze vascolari e il piede diabetico e provoca effetti positivi sul micro circolo potrebbe funzionare anche sui pazienti Covid con difficoltà respiratoria” ha pensato più o meno questo De Monte prima di proporre la sperimentazione all’infettivologo e all’Azienda. Oggi il direttore di dipartimento raccoglie i riconoscimenti che non manca di attribuire a tutti i componenti dello staff ormai esperto di ozonoterapia.
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