Lucina Savorgnan e Luigi da Porto: ecco chi sono i veri Romeo e Giulietta

I Savorgnan erano potentissimi e ricchi, avevano le mani su tutto, erano filoveneziani e governavano commerci e umanità. Figuratevi quindi cosa doveva essere una festa di Carnevale a palazzo, il palazzo di Tristano, che già agli inizi del Quattrocento, come si legge dal testamento di uno della famiglia, aveva intorno case, orti, stalle: era il più imponente complesso edilizio a Udine della fine dell’età patriarchia.
Ebbene, nella notte del 26 febbraio 1511, il mercoledì precedente il giovedì grasso, quello che poi come “crudel Zobia grassa” diventerà la più sanguinolenta carneficina del secolo e anche di quelli a venire, in quella magica serata di carnevale, Maria Savorgnan, (già vedova e amante di Pietro Bembo), come mamma di una splendida quattordicenne, Lucina Savorgnan del Monte di Osoppo, dà un ricevimento per il debutto in società della figlia.
Grande soirée per tutti, tradotta in balli e leggerezza, e così, mentre si affilano i coltelli per la battaglia del giorno dopo, tra strumieri e zambarlani, i primi capeggiati dai della Torre e gli altri dagli stessi Savorgnan, Lucina canta con voce angelica e incanta gli ospiti.
La faida tra famiglie
Uno su tutti: un lontano cugino, tale Luigi da Porto, un capitano vicentino di ventisei anni, figlio di Elisabetta Savorgnan della Torre di Brazzà, sorella del rivoluzionario Antonio. Ebbene, è in quel palazzo lussuoso e merlato che scocca la scintilla tra i due, come in Giulietta e Romeo, come nella novella di da Porto; come nel film di Zeffirelli, vi ricordate che scena incantevole?
Ma questo amore nasce subito contrastato perché le famiglie sono politicamente rivali, e poi, come nei migliori seriali tv, colpo di scena: dal giorno dopo, nel giovedì grasso, è carneficina. «L’unica rivoluzione contadina del Rinascimento in Europa», come definisce quei terribili giorni Roberto Pirzio Biroli, l’architetto del Castello di Brazzà, parente di Luigi da Porto.
E nulla tornerà come prima! Lo sfortunato Romeo-Luigi rimane pure poco dopo ferito in battaglia, il 20 giugno 1511, e si ritira nella sua villa di Montorso Vicentino.
Tutte le figure di Shakespeare
Da lì, niente più cugina, niente più speranze! Anzi; alla notizia del matrimonio della sua bella con Francesco del Torre (tra l’altro, appartenente al suo stesso ramo familiare!), cade in depressione e si inventa la drammatica “Giulietta”, ambientandola a Verona e, retrodatandola; proprio come poi farà Shakespeare.
Se guardiamo la mappa di Udine con gli occhi degli archivisti, ci ritroviamo davanti anche la chiesa di San Francesco come nella fiction. Anche la figura di Padre Lorenzo, il confessore di Giulietta, è credibile. Ed è vero che accanto al Palazzo Savorgnan, (location poi disintegrata per vendetta nel 1549, e mai più ricostruita), le carte lo dicono, c’era pure un luogo per la sepoltura, come nella dramma del Bardo.
E allora, possiamo anche pensare che da Porto avesse in mente piazza Venerio e dintorni. Ma certo, direte voi: nessuno dimentica il luogo del primo bacio con l’amore della propria vita! E allora, dai, mettiamoci almeno una targa! E in primis, ricordiamo Cecil Clough, lo storico inglese a cui si deve il recupero di questa storia
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