Luigi Menazzi Moretti rivela: «Vendendo salvai la birreria»

UDINE. «Non mi sono mai pentito della scelta fatta 20 anni fa quando ho deciso che per far vivere l’azienda era necessario passare la mano». L’imprenditore Luigi Menazzi Moretti, davanti ai suoi ex dipendenti, «nel momento in cui in Italia gli imprenditori si uccidono perché non hanno il coraggio di licenziare gli operai», ha ammesso di aver anticipato i tempi salvando, in un colpo solo, i posti di lavoro e l’immagine della famiglia che aveva dato il nome alla birra.
Un’immagine affidata oggi a Lorenzo, l’ultimo nato della dinastia del Baffone che dopo 82 anni torna a chiamarsi Moretti liberandosi di Menazzi abbinato nel 1932 quando le donne non potevano dare il loro cognome ai figli.
Ieri, davanti a una cinquantina di ex dipendenti ormai attempati, con il Baffone alle spalle, l’imprenditore per la prima volta dalla chiusura della storica fabbrica udinese, ha voluto spiegare a chi per tanti anni ha lavorato al suo fianco il perché di quella scelta mai stata così attuale.
«Partecipo per la prima volta alla festa conviviale con molto piacere nel momento in cui in Italia molte aziende chiudono». La stessa situazione in cui si trovò la birreria Moretti giunta alla quarta generazione di imprenditori.
«Il nostro marchio era buono, ma non bastava e dopo aver girato mezza Europa capii che era importante salvare l’azienda passando la mano. L’ho ceduta, non mi sono mai pentito anche perché i dipendenti sono usciti tutti con quello che meritavano».
In questo clima di appartenenza alla storica birreria a conferma di quel legame d’altri tempi tra i dipendenti e gli imprenditori, Luigi Menazzi Moretti ha annunciato: dopo 82 anni i Moretti hanno un nuovo erede, si chiama Lorenzo ed è l’unico discendente della famiglia a non portare più il cognome Menazzi. È un regalo che mi ha fatto mia figlia Arianna assegnando a suo figlio Lorenzo solo il cognome Moretti al quale si aggiunge quello del padre Lopes Vieira».
Questa è davvero una storia a lieto fine resa possibile dalla legge che consente alle mamme di dare il proprio cognome ai figli. Una storia iniziata 82 anni fa quando il padre di Luigi sapendo che la moglie era l’unica discendente della dinastia Moretti, per evitare di perdere il nome legato al marchio della birreria fondata nel 1859, nel 1932 riuscì a ottenere l’autorizzazione a utilizzare il doppio cognome Menazzi Moretti con Regio decreto firmato dal re e controfirmato da Mussolini.
Ora, 82 anni dopo, l’ultimo nato nella famiglia Menazzi Moretti si riappropria del solo cognome Moretti segnando un punto di svolta nella famiglia legata al Baffone. «Questo bambino che è nipote di un Menazzi Moretti, figlio di una Menazzi Moretti che ha lo zio Menazzi Moretti è l’unico Moretti» ha fatto notare il nonno agli ex dipendenti della birreria che hanno accolto la notizia con un caloroso applauso.
«Chissà se un domani avrà voglia di fare qualcosa con la birra?» ha aggiunto il nonno distribuendo le immagini di Lorenzo e di un pranzo nuziale del 1954 al quale erano stati invitati anche gli operai. Uno di loro si è riconosciuto e dalla tasca della giacca ha tirato fuori le chiavi dei cancelli della fabbrica che non c’è più. Lui le ha conservato per oltre mezzo secolo e ieri le ha restituite al legittimo proprietario.
Luigi Menazzi Moretti ha letto l’etichetta dei due portachiavi con un velo di nostalgia che emergeva dai suoi occhi: sarà uno dei tanti cimeli che riprenderà in mano per dare alle stampe la storia della birreria Moretti che sta completando riascoltando le voci dello stabilimento che aveva sede a ridosso del parco Moretti.
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