Lunazzi, il re di "Tacons" e delle pillole in friulano

Dal Fvg a Parigi fino alla Scozia e al Vietnam spopolano i video del “mestri di vite”.L’hippie e pittore carnico, amante dei viaggi si racconta al Messaggero Veneto
Udine 15 ottobre 2015 artista © Petrussi Foto Press Soravito
Udine 15 ottobre 2015 artista © Petrussi Foto Press Soravito

Lunazzi, un perfetto hippie carnico

UDINE. «Eravamo in centomila» cantava Celentano. Una vita fa. Forse due. Oggi, nel mondo dell’immediatezza senza segreti assurta a dogma, lo stadio mediatico friulano sta per raggiungere quella straordinaria cifra di contatti grazie alla singolare video-scuola di marilenghe in cui brilla la stella del “professor” Luciano Lunazzi, re di “Tacons”, le web-pillole di vero friulano (lui le chiama «supposte») che in due mesi e mezzo si sono trasformate in un benefico virus da 91 mila clic (unico effetto collaterale: stimola la risata...).

Whatsapp, Fb e altri social dispensano le “lezioni” a tutte le ore e a tute le latitudini: da Fiumicello a Pordenone, dalla Toscana a Parigi, dalla Scozia al Vietnam! Raggiunge e diverte i friulani, ma piace anche a chi non mastica la nostra lingua e impara subito a dire «Cemût le b...?».

Addio a Luciano Lunazzi, il re delle "web pillole" in friulano

Il fenomeno della porta accanto che va raccontato. Così il “professore” è venuto volentieri a trovarci in redazione, dove incontra molti fan, accompagnato dallo “chauffeur” Mario e da alcuni “strange cats”, i nuovissimi dipinti felini su materiali poveri.

Da irriducibile hippie carnico (di Cjalina di Davâr), Luciano ci parla di questo straordinario nuovo “mestiere”, della sua amata e terapeutica pittura e dei viaggi intorno al mondo, autentico “wanderer” della vita e dell’arte.

«Questo “Tacons” – ci racconta – nasce dall’idea dei due “felici ma furlans” Tommaso Pecile e Alessandro Di Pauli. Dopo l’omonima serie, questi geniali monelli volevano proporre qualcosa di diverso, usando le nuove tecnologie – come il web –, che al giorno d’oggi permettono di essere più immediati, più fluidi, trasmettendo un’idea differente del friulano, non conservatrice e ingessata, ma aperta, autoironica, dimostrando che con pochissimi soldi ma con buone idee si può costruire una grande cosa».

Con i “Tacons” cosa è cambiato per Lunazzi? «Qui a Udine, dove abito, ormai mi fermano per strada - commenta serafico -: tanti studenti, gente sugli autobus o nelle osterie. Insomma, un divo in una piccola città. Un fenomeno virale, dicono. Sinceramente, non me l’aspettavo, anche perché io non sono un attore o un cabarettista, ho soltanto creduto nella cosa: amo le nuove sfide e mettermi in gioco.

Avevamo voglia di sdoganare una certa informazione un po’ stantia portando una ventata di aria fresca e divertente. La gente guarda, ride e si gode quei due minuti spensierati. Eppure, le battute restano: nei bar o in giro, mi accolgono usando proprio le battute di “Tacons”. Si semina un po’ di allegria, le persone si aprono. E questo fa bene a tutti. È salutare».

Ovviamente, tutti ci chiediamo quando cominceranno le nuove “lezioni”... «Adesso stiamo registrando altre puntate che si troveranno su Youtube, su Fb e su altri media, continuiamo come “Tacons”: è la parola chiave che apre il web e lo devasta. E a Natale, per ripassare la lezione, arriveranno le magliette e le felpe dipinte da me».

Già, perché esiste un Lunazzi (bravissimo e originale) pittore viaggiante. «Anche in questo momento di “fama” io rimango un pittore autodidatta. Ho cominciato nel 1994 dopo 4 anni a Bonn, una delle mie tante città del cuore. Abitavo di fronte alla casa di Beethoven e stavo attraversando un periodo color grigio depressione, ma un giorno mi sono detto: basta, ho milioni di idee in testa e devo tradurle in realtà.

Udine 15 ottobre 2015 artista © Petrussi Foto Press Soravito
Udine 15 ottobre 2015 artista © Petrussi Foto Press Soravito

Così ho deciso: Lunazzi, diventerai pittore! Mi sono convinto che mi sarei salvato con la pittura e nel 1996 sono finito in Spagna, a Ibiza: non era più il paradiso hippie che avevo conosciuto nel 1972, era diventata il regno della disco. Che delusione, ragazzi! Comunque, ci ho vissuto vendendo magliette in giro per la movida. Ricordo che dipingevo centinaia di Mickey Mouse deformati in uno stile che ricordava Keith Haring. Da lì a Barcellona, a Tenerife, mantenendomi sempre con la mia arte di strada. Sono tornato in Friuli nel 2004».

A proposito di Harding, esiste anche il Lunazzi del sogno americano, vero? «Indimenticabile! Dall’80 all’88 ho vissuto a San Francisco, la fu capitale del movimento hippie, morto sacrificato sull’altare yuppie del big bang tecnologico partorito dai Gates e dai Jobs. Anche il punk era passato alla miglior vita - si fa per dire - dell’hardcore. Pensa che lì ho persino conosciuto Jello Biafra dei Dead Kennedys, mentre nel mio sangue continuava a scorrere tumultuosa la musica dei Grateful Dead e dei Jefferson».

Ricapitolando. L’hippie nato a Ovaro (pardon, Chialina), cresciuto in Svizzera con la famiglia, una vita in Spagna, un’altra nella città americana più europea di tutte, avventure in corriera da Amsterdam a Katmandu e ora Udine. Che numero di vita è questo?

«Ti dico la verità. Nel 2004, a 52 anni, dopo tutti i miei giri, ero un po’ stanchino, ma anche un po’ depresso, mi sentivo uno straniero in patria. Allora ho deciso di curarmi: dipingendo e vivendone le strade e la gente di Udine. Dipingo, da autentico militante della filosofia del riuso, usando come tele materiali poveri e di scarto, per esempio il cartone buttato dai negozi: possono diventare un oggetto d’arte, come i gatti che vedi qui dipinti».

Dunque, la pittura (e l’arte in generale) come miracolosa medicina di vita? «Sì, e io ne sono la prova!».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto