L’Università di Udine perde oltre un milione di euro
UDINE. Nonostante la valutazione del merito, l’università di Udine riceve dallo Stato oltre 1,1 milioni di euro in meno. È questo il dato che balza all’occhio nel confronto tra la ripartizione 2015 del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) e quella dell’anno appena concluso.
Stessa sorte è toccata a Trieste che perde 1,3 milioni di euro. Il decreto ministeriale datato 29 dicembre, ieri, è stato analizzato con attenzione a palazzo Florio, a Udine. A preoccupare il rettore, Alberto Felice De Toni, non è tanto il valore complessivo del taglio quanto il calo della cifra ricevuta in base ai risultati raggiunti.
«Un calo - spiega De Toni - provocato dalla compressione delle risorse che inevitabilmente penalizza gli atenei che nel 2015 avevano ottenuto valutazioni elevate». A guadagnare sono state le università con le valutazioni più basse.
Udine per sostenere i costi di funzionamento riceve dal Miur 70 milioni 836 mila euro, quasi 14 milioni in meno rispetto a Trieste.
Il fondo si articola in tre blocchi: la quota base, il valore premiale e la perequazione. Nella definizione degli importi incidono non poco le politiche di reclutamento (20 per cento), l’internazionalizzazione della didattica (7 per cento), il numero degli studenti attivi (8% per cento). Il 3 per cento, invece, è stato assegnato a fini perequativi. Non va dimenticato, infatti, che l’università di Udine da sempre sconta il sottofinanziamento statale.
Da altrettanto tempo i rettori che si sono succeduti a palazzo Florio hanno insistito sulla valutazione del merito e l’introduzione della perequazione per ridurre il gap tra l’importo spettante e quello ricevuto. Il valore premiale di Udine ammonta a 17 milioni 80 mila euro, quello di Trieste raggiunge i 18 milioni 263 mila euro. E se l’intervento perequativo riconosciuto all’ateneo friulano è stato stimato in 4,8 milioni di euro, Trieste ne incassa 6,3.
Considerato che per Udine il valore minimo ammontava a 70 milioni 381 mila euro, all’ateneo friulano poteva andare anche peggio. A salvare la situazione è stata proprio la perequazione: senza quella cifra Udine rischiava di andare sotto la soglia del 2,5 per cento in meno rispetto all’importo dell’anno precedente.
«Abbiamo ricevuto 485 mila euro in più», spiega la dirigente Mara Pugnale assicurando che il taglio di oltre un milione di euro non provocherà alcun problema in termini di bilancio. In via precauzionale, infatti, nel bilancio di previsione era stata conteggiata l’entrata minima. Insomma potrà pure sembrare paradossale, ma contabilmente è andata meglio del previsto.
Anche perché ai 70,8 milioni di Ffo vanno aggiunti altri 2,2 milioni assegnati dal Miur all’università di Udine per l’assunzione di professori ordinari, associati e ricercatori a tempo determinato e indeterminato. Si tratta di 412 mila euro in più rispetto all’anno precedente.
Essendo vincolata alle assunzioni di personale questa cifra non va conteggiata nel Ffo. A Trieste per la stessa finalità sono stati riconosciuti 2,5 milioni di euro, 698 mila euro in più rispetto al 2015.
Avere i fondi per assumere nuovo personale rappresenta una boccata d’ossigeno per le università che da anni ormai stanno facendo i conti con il blocco del turnover che, in certi momenti, ha rischiato di mettere in discussione l’attività didattica e di ricerca.
Dettagli a parte, nei prossimi giorni l’assegnazione del Ffo sarà passato nuovamente al setaccio non solo a Udine e a Trieste, ma in tutte le università che si sono viste tagliare i fondi. I rettori dovranno correre ai ripari per ottenere qualche punto in più nelle prossime valutazioni.
In testa alla classifica nazionale restano l’Alma Mater di Bologna, con quasi 100 milioni di quota premiale (pari al 7 per cento dell'intera torta) e La Sapienza di Roma, con 92,5 milioni. Entrambi gli atenei si ritrovano con un tesoretto di circa 5 milioni rispetto al 2015.
Le università che guadagnano il maggio numero di posizioni sono quelle di Messina, Napoli e Torino. A Siena va la maglia nera per la peggiore performance in termini percentuale visto che il calo segna un meno 39 per cento di quota premiale.
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