«L’Urologia di Gorizia riferimento regionale»
Due medici in meno nell’organico (da 7 a 5), dopo il pensionamento del primario Zappalà e dissolto il “dream team” creato, alla fine degli anni 80, dal dottor Giorgio Mazza.
Tira forse aria di crisi per il reparto di Urologia, da quasi 30 anni fiore all’occhiello dell’ospedale di Gorizia? «Ma neanche per idea», esclama orgogliosamente Sebastiano Callari, unico superstite di quella giovane e affiatata squadra messa in piedi da Mazza con il criterio della specializzazione, fresco di nomina a primario facente funzioni. Callari non ha perso tempo e ha subito sottoposto al dg dell’Aas2, Giovanni Pilati, un piano di rilancio. Che parte dal presupposto di considerare il reparto come “hub” aziendale.
Dottor Callari, partiamo dall’organico. Come si rimedierà alle attuali carenze?
«Entro un mese ci sarà il ritorno di uno dei medici che facevano parte dell’equipe di Mazza e che poi è passato in altre aziende regionali. Poi sarà emanato un bando di concorso per l’assunzione di altri due specialisti e ho proposto al dg Pilati l’ingaggio, come consulente, del primario urologo di Portogruaro, dottor Amenta, un giovane medico già in passato nostro collaboratore esterno che potrebbe effettuare con cadenza mensile a Gorizia interventi di alta specializzazione».
Di cosa si tratta?
«Amenta attua nuove procedure laparoscopiche di alta specializzazione, paragonabili alla robotica in termini di efficacia, ma con minori costi. La sua presenza più assidua in reparto accrescerebbe il know how di tutta la nostra equipe in questo ramo. E poiché la robotica al momento non si effettua da nessuna parte in Fvg, Gorizia potrebbe diventare non solo hub aziendale, ma centro di riferimento regionale».
A Gorizia, quindi, gli ammalati troverebbero non solo quello che c’è nelle altre strutture urologiche del Fvg, ma addirittura qualcosa di più?
«Esatto. Come quando, con Mazza, fummo i secondi in Italia, dopo Padova, a seguire una particolare metodica per l’asportazione e la ricostruzione della vescica».
Il reparto come hub aziendale come si concretizzerebbe, sul piano organizzativo?
«Integrando nell’organico i colleghi che lavorano a Palmanova e a Latisana, dove non esiste un reparto vero e proprio di Urologia. Questi medici continuerebbero a svolgere negli ospedali della Bassa friulana servizi di Day surgery e ambulatoriali, dedicando però il tempo rimanente all’attività chirurgica maggiore di Gorizia. Ciò aumenterebbe la qualità della nostra offerta e darebbe meno fiato a chi ritiene che l’ospedale di Gorizia sia penalizzato».
Lei è, da pochi mesi, assessore comunale a Monfalcone. I maligni dicono che potrebbe “spendersi” di più per il San Polo.
«Sono sciocchezze. È ora di finirla con questa competizione fra i due ospedali. Vanno valorizzati entrambi attraverso la specializzazione. E la chirurgia d’urgenza, di cui ora molto si parla, dev’essere assicurata in entrambi, dopodiché è chiaro che per quella d’elezione si va dove viene fatta meglio».
Quale messaggio si sente di rivolgere ai pazienti isontini?
«Un messaggio rassicurante: l’Urologia non è affatto a pezzi, rimarrà il reparto trainante. Le competenze e le strumentazioni all’avanguardia continuano ad esistere, sapremo portare avanti la preziosa eredità che il dottor Zappalà ci ha lasciato».
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