«Ma al rientro dalle ferie trovo ancora la fabbrica?»

di Elena Del Giudice
E’ l’incubo di molti, dipendenti di aziende che stanno soffrendo a causa della crisi e che non sanno, o temono, che settembre possa essere il mese della resa dei conti. Settembre o fine agosto, per quelle realtà che hanno optato per 3 o 4 settimane di stop estivo. E ci sono aziende in forte difficoltà, soprattutto nel settore del legno-mobile-arredamento. Dopo la Verardo e la Florida, altre potrebbero gettare la spugna dopo aver ristrutturato, ridotto l’occupazione, usufruito di cassa integrazione ordinaria e straordinaria: o il mercato riprende, o sarà la fine.
C’è un precedente, in provincia di Pordenone, di un’azienda che ha accolto i propri dipendenti con un cartello appeso al cancello con il quale si comunicava la cessazione dell’attività. Ma al di là della modalità, non proprio ortodossa e poi rimodulata in rispetto alle norme di legge, quell’azienda non ha ripreso a produrre e i licenziamenti sono diventati definitivi.
Legno-mobile, dicevamo, ma anche coltellerie. Prima della sospensione estiva, sono stati siglati accordi per la cassa integrazione straordinaria e, quindi, la ristrutturazione aziendale a Maniago.
Indefinito il destino di un’altra grande azienda della provincia di Pordenone, come l’Ideal Standard, dovrà essere definito in autunno. La produzione del grande gruppo del settore della ceramica sanitaria continua ad essere stagnante, ben lontana dai livelli pre-crisi, e insufficiente a mantenere operativi tutti e 3 gli stabilimenti italiani. I contratti di solidarietà difensivi sono in scadenza per la fine dell’anno e per il momento hanno consentito di congelare i circa 150 esuberi individuati a Orcenico (500 in tutta Italia), ma senza una ripresa del comparto edile in grado di trainare il comparto, gli esuberi potrebbero concretizzarsi, insieme alla chiusura di almeno una delle tre fabbriche.
Discorso analogo per un altro segmento, quello del “lusso” ovvero le vasche idromassaggio di Domino (che ha appena cambiato proprietà) e Jacuzzi, che nel proprio piano di riorganizzazione ha comunque individuato degli esuberi.
Nessun segnale di ripresa dall’edilizia, che ha perso quasi un terzo degli addetti in provincia negli ultimi tre anni, e che risentirà delle nuove, e più ristrettive regole, sulle ristrutturazioni, che pure in questo periodo avevano movimentato il mercato, ma patirà ancor più severamente dell’indisponibilità di risorse del pubblico.
Fino ad ora è stata la meccanica la prima a intravedere una via d’uscita dalla crisi, soprattutto le aziende più orientate all’export (come la Carraro di Maniago, ma anche la Emco di San Quirino o la Savio), che hanno beneficiato della ripresa intercettata dai Paesi forti d’Europa, come la Germania, e da quelli emergenti. Con le eccezioni pure presenti in questo settore, come Electrolux, più nell’elettrodomestico che nel professional.
Paradossalmente le percentuali di crescita più interessanti e a due cifre delle esportazioni della provincia di Pordenone, sia pure su dimensioni ben più modeste, arrivano dal tessile: il primo a ridursi a posizioni marginali in questo territorio.
Non va dimenticato che settembre, e più in generale l’autunno, sarà anche il periodo in cui si tireranno le somme sugli ammortizzatori attivati due anni fa e che stanno arrivando al rush finale. Escludendo Electrolux, ci sono un migliaio di lavoratori in cassa integrazione straordinaria che, prossimamente, concluderanno i 24 mesi dell’ammortizzatore e che, quindi, potrebbero venire iscritti nelle liste di mobilità, se nel frattempo l’azienda di cui sono dipendenti non avrà rilevato alcuna inversione del trend.
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