Maestro d’equitazione condannato a 4 anni e 8 mesi

UDINE. Non avrebbe potuto sfiorarle neanche con un dito, perché per quanto consenzienti e infatuate di lui potessero essere, all’epoca dei fatti erano comunque minorenni. E invece, secondo la ricostruzione accusatoria, Paolo Driussi, il loro maestro di equitazione, oggi 51enne, approfittò di loro e questa condotta, codice penale alla mano, si chiama violenza sessuale.
Aggravata, appunto, dal fatto di essere compiuta su ragazzine: nel suo caso, una tredicenne e una sedicenne. È quanto stabilito dal gup del tribunale di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, con la sentenza che, lunedì, gli ha inflitto 4 anni e 8 mesi di reclusione. Tanti quanti ne aveva chiesti il pm Letizia Puppa al termine della discussione.
Presente in aula a tutte le udienze del processo, celebrato su richiesta della difesa con rito abbreviato (quello che, in caso di condanna, garantisce lo sconto fino a un terzo della pena), l’imputato, ai domiciliari nella sua residenza friulana dal febbraio 2019 per questi fatti, ha ottenuto la concessione delle circostanze attenuanti generiche in regime di prevalenza sulla recidiva.
Nel valutare i fatti, il giudice ha tuttavia ritenuto gli episodi contestati slegati tra loro, negandogli la continuazione (che avrebbe ulteriormente ridotto la pena). Gli avvocati Massimo Cescutti e Gianfranco Angelilli, che lo assistono, hanno già annunciato ricorso in appello, quantomeno per ribadire i dubbi già evidenziati in primo grado sulla versione resa dalla più piccola delle due allieve.
Erano stati proprio i genitori di quest’ultima, che risiede con la famiglia fuori provincia, a presentare querela. L’occasione per sospettare dell’istruttore era arrivata nel corso di una trasferta, cui aveva partecipato anche la madre.
Alloggiata con lui e la figlia nella stessa stanza di un bed&breakfast in una località veneta, la donna aveva sostenuto di averla sorpresa toccare le parti intime dell’uomo. Invitata a confidarsi, la piccola le aveva raccontato allora di avere già avuto due rapporti sessuali con il maestro, mentre si trovavano nella sua abitazione, vicino al maneggio. E il suo racconto era stato confermato diversi mesi dopo, in incidente probatorio
Il nome della seconda allieva, una friulana, era spuntato nel corso dei successivi accertamenti condotti dalla Polizia. La giovane, oggi maggiorenne, aveva però sempre giustificato quel rapporto, spiegando di essere legata sentimentalmente a Driussi e, come l’altra, di esserne innamorata. A entrambe l’imputato ha versato 10 mila euro di risarcimento e questo ha contribuito a evitare che si costituissero parte civile nel procedimento penale.
«La più grande delle due non avrebbe neppure voluto deporre contro di lui ed è stata tirata in ballo dall’altra», ricorda l’avvocato Cescutti, che nell’arringa aveva anche «ritrattato» la confessione dell’assistito, spiegando trattarsi dell’unico modo che aveva per ottenere l’autorizzazione a tornare a lavorare nella sua azienda agricola e, con i soldi guadagnati, risarcire i danni a entrambe.
Quanto alla più giovane delle allieve, il difensore ha insistito sulle «tante contraddizioni» presenti nel suo racconto e nella ricostruzione stessa dei fatti rispetto a rapporti sessuali che Driussi nega essere mai avvenuti.
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