Mainardis, l’uomo delle farfalle: «Quelle diurne sono diminuite»

Uomo dal sapere enciclopedico, studioso di entomologia, botanica e geologia, Giuliano Mainardis si è appassionato ai lepidotteri da bambino. «Io penso che tutti i ragazzi siano andati a farfalle una volta». Sì, perché ce n’erano tante. Che fine hanno fatto le farfalle? Gli chiedo. «Ci sono, ci sono. Ma oggi sono aumentate quelle notturne, che stanno nei boschi e si nutrono di foglie, mentre le diurne soffrono l’abbandono dei pascoli. Era nelle praterie in quota del San Simeone, falciate e abitate dall’uomo per l’agricoltura e il pascolo degli animali, che avevano l’habitat ideale. Ora che il bosco si sta riprendendo lo spazio, i prati si riducono e con loro i fiori e le colorate farfalle che si ammirano di giorno. Anni fa perfino la magnifica Parnassius Apollo si poteva incontrare poco sopra Bordano. Ora è molto più rara». Ma non si deve disperare: dalle 500 specie censite nel primo volume, oggi la collezione arriva a 900 varietà, osservate e censite da Mainardis.

La straordinarietà del San Simeone sta nel suo magnifico isolamento, circondato com’è dalle acque: Fella, Tagliamento e il lago di Cavazzo avvolgono il monte trasformandolo in una specie di isola, come si può vedere dall’alto o sulla mappa. «Questo crea un irraggiamento ideale per le leccete, piante termofile tipiche di ambienti diversi, come le falesie di Duino, non certo delle valli montane. «È il punto più a settentrione della presenza di lecci in Europa» spiega. Parliamo in particolare del versante sud-est del monte. Anche la verticalità ha preservato questo ambiente: «Li ha protetti dagli incendi, oltre a fornire un effetto a specchio, per il riflesso delle bianche ghiaie dell’alveo del Tagliamento». Si chiama albedo. Ma non solo lecci: qui troviamo il dittamo (o frassinella), rara pianta officinale dal profumo di limone, e lo scotano che è tipico del Carso. Ma il sole non basta. Anche la pioggia è essenziale: «Si tratta di rocce calcaree, scoscese e isolate, quindi il drenaggio è fortissimo. Se non piovesse molto, sarebbero spoglie.

La ricchezza floristica della zona si traduce in ricchezza entomologica». Scendendo a Bordano all’imbrunire abbiamo incontrato molte farfalle nell’ultimo sentiero nel bosco. Meno di giorno, ma ce ne sono. Per il loro ruolo prezioso di impollinatrici vanno difese, poi per la bellezza. Lepidotteri di tutto il mondo abitano nelle serre della Casa delle farfalle di Bordano, un centro didattico dall’indubbia attrattiva. Ma è sui sentieri che è bello scoprire questi aerei esserini variopinti, dotati di ali proprio come gli angeli a cui è intitolato il nostro cammino.

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