Majano, arriva Palma in formato Zelig

Giuliano live con la stessa orchestra tv per il 53º Festival al rush finale «Soul e r’n’b nel mio nuovo album Old Boy»

Festival di Majano, fortunatissimo appuntamento estivo in Friuli, al rush finale della 53ª edizione. E per la grande musica, dopo i concerti dei Deep Purple, di Fabri Fibra e di Fedez, ecco che martedì è il turno di uno degli artisti più attesi, il Giuliano Palma reduce da Zelig. Lo spettacolo, che si terrà in piazza Italia con ingresso libero (support-act dell’artista friulana Selene), ripercorrerà le più importanti tappe della brillante carriera di Palma: dagli esordi con i Casinò Royale ai brani da solista ai successi con i Bluebeaters, in una serata nella quale sarà impossibile resistere alla tentazione di ballare. Perché il sound di Palma è caratterizzato da un’estrema contemporaneità e gli spettatori ne sono immediatamente coinvolti. Il nuovo tour porta l’artista a Majano nella dimensione live proprio con la stessa formazione di Zelig, la Giuliano Palma Orchestra: una line up originale, composta da professionisti provenienti da diverse radici musicali, che apportano ai successi di Giuliano una nuova veste. Nell’imminenza dell’arrivo, Palma ci ha concesso un'intervista.

– Quanto ti ha dato, e quanto ti ha chiesto in termini di impegno, l'esperienza di Zelig?

«Lo sforzo non si è sentito affatto, essendo stata una situazione di lavoro talmente piacevole da farmi piegare dal ridere anche durante le prove. Mi ha invece regalato molto: una straordinaria esposizione, un grande ritorno di immagine e mi ha dato anche una grossa mano per segnare una sorta di svolta nella mia carriera musicale, dopo un lungo periodo con i Bluebeaters, che in realtà era un progetto nato solo per firmare un album di rivisitazioni di brani degli anni 60».

– Stai per presentare un nuovo disco di inediti, anticipato dl singolo con Marracash. Ce ne parli?

«Volentieri! Il primo singolo estratto dall’album, presentato proprio all’interno del format televisivo Zelig, si intitola Come ieri ed è ora in rotazione nei principali networks radiofonici nazionali. L'album si intitolerà Old Boy (titolo che ho rubato al cinema, dal film di un regista coreano), uscirà a settembre e sarà fondamentalmente composto da brani inediti (con un'unica cover di Bacharach), non più monotematicamente arrangiato in ska o in levare, ma con influenze e sfumature soul e r’n’b».

– Tra le tante collaborazioni (Club Dogo, Nina Zilli, Caro Emerald, lo stesso Marracash...) quale ha un posto particolare nel tuo cuore?

«Sicuramente quella con Gino Paoli. È stato lui a propormi a rivisitare brani italiani, partendo da Che cosa c'è. È da lì che sono partito: è sua la... colpa».

– Hai qualche legame con il Friuli Venezia Giulia?

«Il ricordo di tanti bei concerti: a Udine, a Pordenone, a Pavia di Udine... ma soprattutto sono legato a Trieste, alla bellissima piazza Unità d'Italia e al suo mare. Proprio a Trieste ho girato il videoclip di Se ne dicon di parole».

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