La malattia gli ha chiuso gli occhi, non il cuore: Enzo, cieco da 14 anni, aiuta i bisognosi

Da Udine si è trasferito in Alta Baviera. Privato della vista da una retinite pigmentosa, a 75 anni Albanese continua a prestare servizio ai propri compaesani, italiani e tedeschi: nel 2016 ha ricevuto l'Ordine della stella d'Italia

Simone Narduzzi
Enzo Albanese con una delle sue fatiche letterarie
Enzo Albanese con una delle sue fatiche letterarie

La cecità non gli ha impedito di accorgersi dei bisogni, delle difficoltà di quanti gli stavano attorno. Perseguendo uno scopo abbracciato sin dal suo trasferimento in Germania, all’età di 15 anni. Da 14, Enzo Albanese è stato privato della vista, la retinite pigmentosa il male che progressivamente gli ha chiuso gli occhi. Non il cuore. Ad oggi, infatti, il 75enne originario di Udine continua a prestare servizio ai propri compaesani, siano essi italiani o tedeschi. Abita a Neustadt bei Coburg, cittadina di 16 mila anime dell’Alta Baviera. Qui, nel 2016, ha ricevuto l'Ordine della stella d'Italia, seconda onorificenza dello Stato riservata ai cittadini italiani e stranieri che abbiano acquisito, all’estero, particolari meriti nella promozione dei rapporti e collaborazione tra l’Italia e altri Paesi.

«Era il 26 giugno – racconta Albanese –. Ricordo la consegna, proprio nel mio Comune. Abbiamo fatto un piccolo ricevimento, alla presenza della tv locale».

Ad avviare l’iter colmato in questi festeggiamenti, Claudio Cumani, presidente del Comites, l'organo elettivo che rappresenta i cittadini italiani all'estero. «Nel 2005 avevo organizzato un incontro con altri italiani per festeggiare i 50 anni di emigrazione. Fra i partecipanti c’era anche il dottor Cumani: visto quel che facevo, iniziò a spingere per la mia candidatura».

Ma cosa faceva Enzo Albanese in Germania? «All’inizio sapendo che in paese c’era un italiano, furono i connazionali i primi a chiedere assistenza. Non avevo avuto difficoltà a imparare il tedesco e facevo da mediatore. Ma non c’è niente che non abbia fatto: aiutavo nei modi più disparati».

Assistenza in carcere – «mi venne dato un permesso speciale per le visite» –, ai malati terminali. Persino alle famiglie, in Italia, di persone venute a mancare: «Prendevo contatti con le pompe funebri e organizzavo il trasporto delle salme».

L’infanzia a Udine – «abitavo in via Tomadini, facevo il chierichetto al Sacro Cuore e il boyscout» –,poi gli anni di volontariato in Germania.

Oggi Albanese prosegue le sue innumerevoli attività. Grazie alla tecnologia, ha pure scritto tre libri, il cui ricavato è andato in beneficenza. «Non voglio avere cose sovrumane». I grazie ricevuti, per ora, gli bastano.

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